Antonio Conte ha perso contro il Milan, è fuori dalla Champions e con più di un piede e mezzo lontano dal Tottenham. Eppure avrebbe voluto scrivere tutt'altra storia a Londra. Il nuovo stadio, un grande entusiasmo, una piazza che alla prima al New White Hart Lane, lo ha osannato. Era la sfida contro il Leeds United, sembrava d'assistere all'arrivo di un Imperatore, un pubblico con gli occhi sgranati, Conte fiero condottiero con le braccia alzate e dall'altra parte, sotto i colpi duri dei bianchi londinesi, il Loco, Marcelo Bielsa. Conte al centro del villaggio, senza però fare i conti con una piazza particolare, difficile, se vogliamo unica. Su queste colonne, abbiamo raccontato di come la definizione di 'Spursy', si addica in modo straordinario al Tottenham: avere un'occasione e gettarla al vento. Perdersi in un bicchier d'acqua. Però non c'è solo questo che non è riuscito a cambiare Conte, che nonostante grida, urla, voglia e spirito, ha continuato la maledizione della bacheca vuota che dura oramai da quindici stagioni. C'è anche l'altro aspetto insito e radicato in questa società: l'accettare passivamente la sconfitta. Senza assaporarne ogni molecola d'amarezza, senza fare di quella bile, di quella rabbia, la benzina per ripartire sovvertendo ogni dogma e paradigma passato. Conte ha utilizzato il suo stile, storicamente vincente, in una piazza che da sempre ha sognato ma ha pure accettato le sue cadute. Pulendosi la polvere, ripartendo, senza mai far di quella rabbia, di quegli inciampi, l'energia per rimettersi in sesto e in moto. "Il dna dei calciatori non puoi mai cambiarlo: se arrivi sempre sesto il corpo e la mente si abituano a questo", la verità di José Mourinho sull'identità del Tottenham.
Gli errori in attacco: Kane non è un leader, 'tradito' da Son, attaccato da Richarlison
Antonio Conte ha avuto sotto molti aspetti il mercato desiderato ma riuscire a scendere a patti economici con Daniel Levy per lui e per Fabio Paratici non è stato certo facile. Così in un ristorante da mille sterline, sono andati a far mercato con una banconota da cento e non ha certo nascosto la sua insoddisfazione per qualche rinforzo sperato, atteso ma non ricevuto. La verità è che Conte ha saputo far rendere al meglio Rodrigo Bentancur, che contro il Milan è mancato sin troppo, che ha ridato fiducia e vigore a Dejan Kulusevski, ma quando s'è trattato di trovare il 'suo' Lukaku a Londra, ecco che è stato tradito. Harry Kane, nei grandi match, difficilmente lascia il segno. L'ha fatto contro il Manchester City ma guardate la gara contro l'Italia agli Europei, guardate lo storico delle finali o delle gare chiave degli Spurs. In campo, nel momento decisivo, non c'è. E non alza la voce da capitano quando ai compagni servirebbe uno sprone, magari anche a un compagnio di reparto straordinario come Heung Min-Son che Conte non è riuscito a valorizzare in questa stagione ma che, viceversa, ha perso autostima e stimoli. L'attacco di ieri di Richarlison nei confronti di Conte è l'apoteosi di un progetto agli sgoccioli: l'era del tecnico italiano sulla panchina dei londinesi è finita e ne sono tutti ben consci.
Il ritorno al passato con Pochettino? O Paratici sceglierà anche il prossimo tecnico?
Daniel Levy, proprietario del Tottenham, è contestato dalla tifoseria nonostante gli ingenti investimenti nell'impiantistica, stadio e centro sportivo, e anche nel progetto sportivo. Le voci su un possibile passaggio a investitori qatarioti, ben vicini a quelli del PSG, non mancano, e le trattative vanno avanti. Intanto Levy è sempre alla guida del club e i contatti con Mauricio Pochettino vanno avanti da oltre due mesi. Per riportare l'argentino sulla panchina degli Spurs, anche se dal canto suo 'Poch' gradirebbe sì tornare ma aspeterebbe in prima battuta l'eventuale e possibile dopo Carlo Ancelotti al Real Madrid. E Fabio Paratici? Chiaro che le vicende italiane pesino sul futuro di tutti i protagonisti coinvolti ma quel che è certo, adesso, è che è comunque una figura importante, e con un contratto lungo, a Londra. Sarà lui a scegliere il prossimo allenatore come fatto con Conte? Se Levy dovesse prendere su Pochettino andrebbe chiaramente ad esautorare il ds. In caso contrario, però, non è un mistero che Paratici sia un profondo estimatore di quel Roberto De Zerbi che al Brighton ha convinto tutti: è pronto per una grande.
Conte e Mourinho, destini incrociati
E Conte? Le voci che arrivano da Londra dicono che vorrebbe tornare in Italia e che la Roma potrebbe essere interessata all'allenatore salentino in caso di addio dal Tottenham. Vedremo: di certo c'è che la dicotomia tra lo Special One e Tiago Pinto in giallorosso, al netto delle dichiarazioni di facciata, andrà risolta. E dalla Capitale arrivano conferme su una posizione forte, salda e strutturata del dt con la famiglia Friedkin. Le parole e le intenzioni di Mourinho, invece, potrebbero portarlo altro. Dove? Non è un mistero che sognerebbe di tornare dove ha lasciato il segno. Magari al Real Madrid, che può chiudere la storia con Carlo Ancelotti (che può diventare ct del Brasile), sebbene come detto Florentino Perez pensi prima a Pochettino e poi a lui. Oppure al Chelsea, laddove il futuro di Graham Potter dipenderà dalla campagna europea coi Blues. Un lungo intrigo che parte da Londra, da una disfatta di Champions che pare chiudere un capitolo. Quello di Antonio Conte e il Tottenham, tanti sogni, tanto spirito, tanta battaglia ma forse l'incapacità di capirsi fino in fondo. Troppo lontani e troppo diversi, per un allenatore unico e un club unico nei propri generi.
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