Quello che resta dei rigori di Riad non è solo un trofeo lasciato tra le dune, ma la scia pesante di un'annata stregata. Il volo di ritorno dall'Arabia Saudita ha trasportato a Milano tonnellate di rabbia e delusione, certificando per l'Inter un 2025 vissuto all'insegna del "quasi": sei competizioni, sei volte a un passo dalla gloria, sei volte a mani vuote. Una caduta dolorosa che rischia di generare assuefazione alla sconfitta e che conferma quel senso di incompiutezza che aleggia sulla squadra. Eppure, nel quartier generale di Appiano Gentile, non è tempo di processi sommari, ma di analisi lucida e compattezza aziendale.
PATTO D'ACCIAIO – La reazione della società al ko in Supercoppa è stata immediata e visibile. Ieri mattina, alla Pinetina, è andata in scena una vera e propria dimostrazione di forza e unità: lo stato maggiore al gran completo si è presentato al campo. Beppe Marotta, nonostante i gravosi impegni presidenziali rendano ormai rare le sue apparizioni quotidiane, non è voluto mancare, affiancando il direttore sportivo Piero Ausilio e il vice Dario Baccin. Un segnale inequivocabile: la dirigenza si stringe a testuggine attorno a Cristian Chivu e alla squadra, trasformando la seduta di scarico in un momento strategico per ricucire il morale.
FIDUCIA INCONDIZIONATA – Il summit, più simile a una chiacchierata costruttiva che a un tribunale, ha ribadito un concetto fondamentale: il progetto tecnico non è in discussione. I primi sei mesi del romeno sulla panchina nerazzurra sono valutati positivamente. Chivu ha sgretolato il muro dello scetticismo iniziale portando in dote due risultati incontrovertibili: un Natale da festeggiare in testa alla classifica e il pass per gli ottavi di Champions League. La dirigenza riconosce al tecnico di aver ricostruito l'autostima del gruppo e di aver impostato una preparazione fisica solida, rompendo con le metodologie del passato.
IL MALE OSCURO – Se la panchina è salda - spiega e fa il punto in casa interista La Gazzetta dello Sport -, i problemi strutturali restano e vanno affrontati. L'analisi interna ha evidenziato una lacuna preoccupante: la mancanza di cinismo quando il livello si alza. L'Inter soffre di cali di tensione inspiegabili nei momenti topici, quella tendenza ad abbassare la guardia sul più bello, sia in fase difensiva che nelle macro-occasioni offensive. La diagnosi è chiara: serve una massiccia iniezione di "cattiveria" agonistica e una crescita mentale che deve coinvolgere tutti, dallo staff ai titolarissimi.
TERAPIA E MERCATO – La cura per guarire dal "mal di finali" passa dal lavoro psicologico, ma anche da interventi concreti. Sul tavolo c'è la necessità tecnica di intervenire sul mercato di gennaio: il vuoto lasciato da Dumfries sulla fascia destra è una ferita aperta che va suturata con un innesto di qualità, non scontato ma necessario. La società è pronta a fare la sua parte, percorrendo ancora l'autostrada Milano-Laghi per supportare Chivu. L'obiettivo è trasformare la rabbia di Riad nel carburante per non lasciarsi sfuggire l'unico trofeo che conta davvero: lo Scudetto.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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