Percorso netto in Nations League. Non nella realtà dei fatti, visto il pareggio del 10 ottobre scorso contro il Belgio all'Olimpico, ma è come se lo fosse davvero, perché l'espulsione di Pellegrini sul 2-0 per l'Italia al 40' fu decisiva per il risultato finale, dopo il dominio assoluto azzurro. Poco importa però, perché nelle altre quattro gare del girone sono arrivate solo vittorie e la cosa certa, quella che ci interessa più di tutto, è che la nostra Nazionale è guarita, è forte, è temuta da tutti e può vincere con chiunque. Sì, perché guardando al di là dei risultati la cosa più importante è un'altra. Adesso l'Italia è una squadra, di nuovo, finalmente. Il gioco c'è, l'alchimia pure, con il gruppo che è solido e sa sia giocare che soffrire. La gara contro la Francia di domenica servirà a mantenere il primo posto e per essere tre le teste di serie nel sorteggio dei quarti di finale del 22 novembre, ma niente potrà cambiare le cose e spegnere l'entusiasmo.
Il disastro Europeo è solo un brutto ricordo. Quanto è servito a Spalletti?
E pensare che al momento del sorteggio del gruppo di Nations League in pochi avrebbero pensato che per l'Italia sarebbe stata una cavalcata trionfale, viste le avversarie e visto soprattutto il punto di partenza degli azzurri, che venivano dall'ennesima delusione, che questa volta non era legata al Mondiale. Quello che era rientrato dalla Germania, dopo il ko contro la Svizzera all'Europeo in una delle partite più brutte di sempre, era un gruppo che sembrava essere ai titoli di coda, soltanto lontano parente di quello che tre anni prima aveva fatto emozionare tutto il nostro Paese, ma in soli quattro mesi e mezzo è cambiato tutto, in positivo. La squadra di Spalletti è risolta dalle ceneri come una fenice, ha battuto la Francia a casa sua, così come il Belgio, e ha mandato un segnale inequivocabile a tutte le altre Nazionali. Riavvolgendo il nastro la domanda che possiamo farci è: quanto è servito il disastro a Euro 2024? La risposta è chiara: tanto. Luciano Spalletti ha cambiato la sua squadra, a cominciare dal modulo, e tutti, dal ct fino all'ultimo membro dello staff, calciatori compresi, hanno fatto un bagno di umiltà fondamentale. E l'Italia è ripartita, più forte che mai, creandosi le certezze che aveva perduto in Germania.
I "nuovi" bomber come ciliegina sulla torta.
Nei giorni di avvicinamento alla partita contro il Belgio le attenzioni erano rivolte soprattutto su Mateo Retegui e Moise Kean, capocannoniere e vice della Serie A dopo le prime 12 giornate. L'atalantino è partito dall'inizio, il viola è subentrato nella ripresa, ma i gol non sono arrivati. Un problema? Assolutamente no. Basti pensare al fatto che in questa Nations League hanno già segnato entrambi (2 gol per il primo e 1 per il secondo) e questo dato potrebbe già bastare, ma oltre a ciò ci sono le sensazioni, che nel calcio valgono tanto. E la sensazione è che entrambi saranno protagonisti per molto tempo con la maglia azzurra, perché in estate hanno scelto i club migliori per loro. Bergamo e Firenze, due piazze che serviranno a Retegui e Kean per maturare, per trovare la continuità, con Spalletti che avrà soltanto il compito di metterli in condizione di fare quello per cui vivono: i gol.
Bentornato Ranieri.
Chiusura doverosa al grande ritorno di Claudio Ranieri. Prima l'addio alla sua grande carriera da allenatore dopo la salvezza a Cagliari, poi la voglia di rientrare, magari come commissario tecnico di una Nazionale, e infine il sì, inevitabile, alla sua Roma. Il momento giallorosso è uno dei più duri degli ultimi anni, forse il più duro, e l'unico uomo in grado di riportare il sereno sul cielo di Trigoria è proprio Sir Claudio, amato oltre misura da chiunque ami la Roma. Il suo compito sarà complicato, ma era impossibile, per uno come lui, rinunciare e non arrivare in aiuto al club che ha da sempre nel cuore. Sarà la sua terza avventura in giallorosso, dopo quella iniziata nel 2009 grazie a Rosella Sensi e Daniele Pradè che fecero uno "sgarbo" a Totti, Perrotta e Pizarro che avevano scelto Roberto Mancini, nella quale sfiorò lo scudetto, e la parentesi del 2019, quando la chiamata arrivò in un altro momento complicato. Adesso la nuova sfida, che lo porterà a diventare poi un dirigente della Roma. Non resta che augurare il meglio a un allenatore che ha scritto pagine indelebili sulle panchine nelle quali si è seduto, simbolo di un calcio che a volte parla ancora attraverso i sentimenti.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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