Questa sera a San Siro c'è stata una partita a due facce. L'undicesimo gol di Lautaro Martinez - su quindici - nel primo quarto d'ora. Le sportellate di Lukaku, con Palomino che si spostava, la possibilità del 2-0 ancora con il Toro. Poi con i ritmi che si abbassano, da parte dei padroni di casa, c'è il ritorno di un'Atalanta forse non scintillante, che paga un inserimento probabilmente troppo anticipato di Duvan Zapata. Nel momento del cambio del colombiano, la gara è diventata un'altra.

LE DIFFERENZE - Oltre alla filosofia, con un calcio più sparagnino - ma comunque fisico, impostato sulla corsa e sulla ricerca dei due attaccanti - ma reddittizio, Antonio Conte ha dato una solidità che Gasperini non ha avuto nel corso dell'anno, anche perché il grosso divario è quello dei difensori. Quelli atalantini, se sollecitati, rischiano di andare in difficoltà perché non abituati. De Vrij, Godin e Bastoni, paradossalmente, hanno giocato una discreta partita pur se in pressione costante.

BELLA E INCOMPIUTA - Ecco perché, probabilmente, non è un problema di energie mentali della Champions League, ma forse più una rosa che non è all'altezza delle avversarie. Non in profondità, ma in qualità. I tre tenori atalantini sono straordinari, Pasalic lo sta diventando, gli altri difficilmente giocherebbero in una squadra tra le prime sei. È questa la profonda differenza: Gasperini sta facendo miracoli, con giocatori più che discreti, ma non straordinari. Lo sta facendo anche Conte che, però, ha calciatori più forti. Una provinciale che gioca da grande e una big operaia: due lati della stessa medaglia.

Sezione: Altre news / Data: Sab 11 gennaio 2020 alle 23:55 / Fonte: Andrea Losapio
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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