Sessantatré anni da festeggiare, comprensivi di un paio di decenni di onorata carriera a cui gettare uno sguardo retrospettivo con la soddisfazione di chi il proprio dovere l'ha puntualmente portato a compimento. Anche senza essere un eroe acclamato dalle folle. Da ragazzo le mani gli servivano per sbarcare il lunario, piegando il ferro da usare come anima dei mattoni da costruzione. Coi primi fili di barba e il materializzarsi dei suoi sogni di bambino cresciuto a pane e pallone, ecco apparirgli sui palmi protesi un attrezzo di ben altro mestiere: i guantoni, benché poco o per nulla indossati dai portieri dell'epoca, per impedire a quella dannata sfera di cuoio di bucare la rete della propria squadra. In pochi - solo i tifosi più attempati, absit iniuria verbo - se lo ricorderanno, ma Marcello Grassi, arti superiori solidi come il marmo della natìa Carrara, negli annali dell'Atalanta è riuscito a iscrivere anche il suo nome. Non di quelli altisonanti, anzi: l'estremo difensore toscano, destinato a partecipare alla cavalcata senza sconfitte del Perugia dei miracoli come "secondo" di Nello Malizia (che sarebbe poi finito a sua volta sotto la Maresana) dietro il Milan della stella edizione 1978/79, nelle due esperienze in nerazzurro vestì quasi sempre i panni della riserva.

A Bergamo, a sbarragli possibili orizzonti di gloria, il carneade Giorgio De Rossi e la concorrenza di un mostro sacro come Zaccaria Cometti prima - nel 1968/69; nel '69/'70 il romanese si ritirerà -, un onesto comprimario come Pietro Pianta (1972/73) agli ultimi tuffi sull'erba del vecchio "Comunale". Anni duri e quasi eroici, per una delle reginette delle "provinciali" costretta ai tempi a confinare le proprie ambizioni entro i limiti della mera sopravvivenza ai massimi livelli del calcio nazionale. 5 allacciate di scarpe al primo passaggio, quello dell'esordio in A (avvenuto il 27 ottobre 1968 a Vicenza: ko per 1-0), più 4 in cadetterìa al giro seguente; 13 al secondo. Nel palmarès, ahinoi e ahilui, due retrocessioni: Stefano Angeleri, Silvano Moro e Carletto Ceresoli non evitarono il fondo della classifica nel biennio rosso della contestazione studentesca; Giulio Corsini dal canto suo rimase fregato dalla differenza reti e dalla sciagurata autorete di Giacomo Vianello nel match interno con il Vicenza. Unica consolazione per Grassi, il Trofeo di Viareggio vinto con la squadra primavera nel 1969 e concluso personalmente con la fama di pararigori per le prodezze decisive con cui disse di no a Milan e Dukla Praga.

Carrarese come Gigi Buffon, data di nascita primo luglio 1948, la meteora atalantina crebbe nella Lucchese per poi rimpinguare il curriculum sempre alla periferia dell'impero: Spezia, Cremonese, Ascoli, Perugia, Bari, Pescara, Pistoiese, Rapallo Ruentes, Ceparana e Carrarese. Scese in campo contro Francia e Israele, nel '69, difendendo la porta della Nazionale di C allora allenata da Enzo Bearzot. Attualmente gioca a bocce, con ottimi risultati nel campionato nazionale di serie C, svolgendo al contempo la prediletta professione del preparatore di numeri uno (nell'Intercampus Santo Stefano Magra). Merito notevole per un ultrasessantenne, ha allestito un sito web personale (grassimarcello.com) in cui ha descritto con dovizia di particolari una parabola intepida e generosa. Tantissimi auguri, campione di un calcio ormai sfiorito e soppiantato dalle sbornie televisive.

Sezione: Auguri a... / Data: Ven 01 luglio 2011 alle 12:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com.
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