Per alcuni l'"eroe di Lisbona" resta Aldo Cantarutti, autore del gol del pari che consegnò agli annali la qualificazione alle semifinali di Coppa delle Coppe dell'Atalanta in B targata Emiliano Mondonico. Ma a blindare la porta, difendendo a Lisbona il doppio vantaggio della gara d'andata in quell'ormai mitico 16 marzo 1988, ci dovette pensare Ottorino Piotti. Uno che oggi scollina gagliardo a quota cinquantasette. Anti-personaggio per eccellenza, ma dai guantoni ricoperti di platino, tanto che alla vigilia dei nefasti Mondiali messicani dell'86 più di un addetto ai lavori consigliò la sua candidatura in Nazionale al posto degli incertissimi Galli e Tancredi. in anni non certo facili, 120 presenze e 112 reti subite in campionato, con una sola stagione nel purgatorio del pallone nazionale e l'anno del commiato - 1988 - vissuto da secondo dell'uomo nuovo Fabrizio Ferron.

Sei giri di corsa, tra Nedo Sonetti e il Mondo, valgono al ragazzo cresciuto nella Gallaratese e passato anche per Avellino - coetaneo dell'attuale direttore tecnico nerazzurro Pierpaolo Marino, lo conobbe tra i Lupi dell'Irpinia come giovane dirigente agli esordi - il più che meritato titolo di atalantino a vita. Che l'interessato, del resto, non ha mancato di attribuirsi sfilando sul palco delle autorità in occasione della serata di chiusura dell'edizione 2011 della Festa della Dea. Dicendosi orgoglioso di essere una parte importante della storia recente del club che scalda i cuori all'ombra delle Orobie. Nato a Gallarate il 31 luglio 1954, dopo aver appeso le scarpette al chiodo al Genoa nel 1991 Piotti ha tentato la carriera del dirigente, impegnandosi per qualche tempo con Solbiatese e Voghera, per poi approdare alla professione di procuratore. Augurissimi.

Sezione: Auguri a... / Data: Dom 31 luglio 2011 alle 10:00
Autore: Simone Fornoni
vedi letture
Print