L'asta era iniziata la scorsa estate e tutti sapevano si sarebbe esaurita solo nel 2022, col pagamento della clausola da 75 milioni di euro che fu passaggio fondamentale per il suo trasferimento, nel gennaio 2020, al Borussia Dortmund. Anche lì: due anni e mezzo fa su Haaland c'era pure la Juve, ma si preferì il BVB. Per il campionato e perché non c'era la concorrenza di Higuain che - all'epoca - sembrava potesse relegare Haaland in panchina. E poi perché il Dortmund venne considerato il passaggio intermedio prima di quello in una grandissima del calcio mondiale, con uno stipendio da migliore al mondo o quasi. Raiola l'aveva letta bene e, prima della sua scomparsa, ha sistemato il suo assistito nella squadra che più di tutte le altre potrà garantirgli vittorie, presenze e soldi. Quale procuratore nel calcio di oggi riesce in operazioni del genere? Chi oggi ha la personalità in quel mondo per criticare apertamente un allenatore come Guardiola e poi chiudere con lui - perché è la soluzione migliore per il suo assistito - una trattativa da centinaia di milioni di euro? Difficile dirlo, probabilmente nessuno. Anche perché oggi i procuratori sono sempre più intermediari, lavorano per i club come per i loro assistiti. Anzi, spesso più per i club che per i loro assistiti.
A proposito di grande procuratori: da settimane Pini Zahavi sta tessendo la tela per portare Robert Lewandowski al Barcellona. L'incastro sarebbe perfetto, per il nuovo Barça di Xavi e soprattutto per il bomber polacco che dopo 8 anni a Monaco di Baviera e 12 in Bundesliga avrebbe voglia di chiudere la carriera in una realtà diversa dal campionato che l'ha consacrato come uno dei migliori numeri 9 degli ultimi 30 anni. Trattare col Bayern però non è semplice e lo è ancora meno per un procuratore che un anno fa portò via a parametro zero da Monaco di Baviera un certo David Alaba. Però il discorso non è chiuso. "Con Zahavi bisogna trattare e serve sempre tanta pazienza", ha detto Nagelsmann che ha chiesto alla sua società di non lasciar partire Lewandowski anche a costo di perderlo a parametro zero tra un anno.
Una richiesta figlia di un mercato che non propone oggi centravanti all'altezza di questa pesante eredità. Haaland per motivi economici non poteva essere la soluzione, Vlahovic s'è tolto dal mercato a gennaio e gli altri - da Darwin Nunez a Romelu Lukaku, passando per Christopher Nkunku - per motivi diversi non sono ciò che serve. Ma il mercato è lungo e Zahavi, nonostante il muro del Bayern, continua a lavorare al trasferimento che permetterebbe al Barcellona di tornare subito competitivo in qualsiasi competizione. Anche in Champions.
Chiusura con Gian Piero Gasperini. Dopo tante stagioni in cui ha spinto l'Atalanta ben oltre le sue possibilità, il tecnico di Grugliasco si trova a fare i conti per la prima volta con un'annata deludente, al di sotto delle aspettative. Una stagione difficile che non può cancellare quanto ha fatto in questi anni perché se l'Atalanta è quella che oggi conosciamo, e non più squadra da medio-bassa classifica, il merito è soprattutto suo. Dei risultati che ha ottenuto, delle tantissime plusvalenze a cui ha contribuito col suo lavoro.
L'Atalanta è però oggi una squadra a fine ciclo. Per Gasperini serviva rifondarla già la scorsa estate e sarà necessario farlo la prossima. E una rifondazione, si sa, si consuma tra addii anche dolori e volti nuovi all'altezza di un ambizioso nuovo ciclo. Idee che oggi il nuovo uomo mercato Congerton e Luca Percassi dicono di condividere. Almeno a parole, perché poi i fatti delle ultime settimane raccontano dei rinnovi dei contratti di Djimsiti e Palomino.
In tutto questo, ancora non s'è compresa la posizione di Steven Pagliuca. Colui che rappresenta i nuovi proprietari della Dea è stato fin qui più impegnato nella fallita acquisizione del Chelsea piuttosto che nella ricostruzione dell'Atalanta. Non si è ancora capito se, a suo avviso, è l'ora di un Gasperini 2.0 o di un altro allenatore. Si naviga a vista e il rischio è quello di andare avanti con l'attuale allenatore solo perché ha altri due anni di contratto a cifre importanti e perché questa estate nessuna big della nostra Serie A cambierà allenatore. Non la migliore prospettiva per una tifoseria che, negli ultimi anni, è stata abituata benissimo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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