In attesa delle trattative da chiudere, sempre che ci siano, le grandi squadre cominciano a ragionare anche di strategia, guardando, quando possibile, anche al futuro. La crisi economica, la necessità di guardare i bilanci con maggior attenzione, l’incertezza che riguarda anche il futuro visto che non si sa quando e quanto riapriranno per esempio gli stadi, obbliga le società a fare di necessità virtù. E quindi anche se ci sono delle situazioni che bisogna per forza mettere a posto, non è detto che debbano essere messe a posto letteralmente a tutti i costi. Il concetto, estremizzato, è molto semplice: in 11 si gioca e servono 11 giocatori. Che siano forti o meno non importa, l’importante è averne 11. E’ in questo che va innestato tutto il ragionamento che stiamo facendo in questi giorni sui movimenti (o i possibili movimenti) di mercato delle squadre della nostra serie A (ma non solo). Sono pochissimi nel mondo quelli che si possono permettere di spendere: tutti gli altri devono incassare, ma nessuno compra. E questo crea un circolo vizioso incredibile. Oggi chi non deve ridurre i costi per forza è già avvantaggiato rispetto agli altri. Paradossalmente, aver fatto una cessione così importante come quella di Hakimi, in un momento così difficile, è quasi una medaglia (chiaramente non per i tifosi).
E così, partendo proprio dall’Inter, è evidente che qualcuno debba sostituirlo: ma per il momento i giocatori che interessano ai nerazzurri per un motivo o per un altro non sono disponibili in prestito e alle condizioni nerazzurre (Nandez, Bellerin, Zappacosta, Hateboer) e quindi si aspetta. Che le condizioni migliorino o che si apra il mercato anche di altri giocatori. Vale per l’Inter e vale per gli altri. Per il Milan ad esempio, legato al ruolo di trequartista lasciato libero da Calhanoglu. I rossoneri sono in attesa, di un occasione. Da qualsiasi parte del mondo (peraltro dopo aver speso diversi milioni di euro per completare la squadra e riscattare chi aveva fatto bene lo scorso campionato).
E se vi meravigliate delle posizioni delle italiane prendete il Barcellona che sta offrendo giocatori a destra e sinistra, per abbassare il suo monte ingaggi. Addirittura regalerebbe il cartellino anche a dei big (Pjanic compreso) pur di abbassare i costi vivi. Le società oggi sono pronte a fare delle minusvalenze da record, su giocatori chiave, importanti, pur di non dover corrispondere stipendi faraonici (che, come nel caso della Spagna, bloccano anche le entrate).
Ecco perché per esempio la Juventus su Locatelli ha provato a fare al Sassuolo un ragionamento sulla crescita del ragazzo, con un basso al di sotto delle aspettative neroverdi e con un variabile simile alla cifre chiesta. Ma il Sassuolo, una delle pochissime società che non ha necessità di vendere, può dettare i tempi.
E’ il mercato delle attese e delle strategie. Che riguardano anche i rinnovi e le scadenze di contratto. Mai come quest’anno si aprirà la stagione con tanti punti interrogativi. Per la Juventus il rinnovo di Dybala è anche strategico (non soltanto una convinzione tecnica): il prossimo anno in teoria la Juve deu tre big potrebbe non averne nessuno. E per questo vorrebbe rinnovare: avere un grande punto fermo. Ma qui si potrebbe (in teoria) scontrare con la tattica che stanno, rischiando, utilizzando in molti. Andare a caccia del parametro zero. Che se ci pensate è il contrario di quello che abbiamo detto sopra no? Ma magari le società stanno pensando anche all’anno prossimo, a lasciarsi uno spazio di manovra per poter attaccare un campione. E oggi il PSG che ha fatto incetta di parametri zero in giro per l’Europa, potrebbe subire lo scippo di Mbappé, anche lui scadenza 2022.
E’ un tema molto ampio, difficile da trattare in poche righe. Ma la bolla degli stipendi dei giocatori (non per i top) è destinata a scoppiare. E quindi andare a scadenza non è più una garanzia di successo ma il margine di rischio si alza sempre di più. Come quello di risparmio però.
Oggi la fortuna - paradossalmente - è avere pochi contratti in pancia, alla faccia della progettualità. Ma oggi è importante sopravvivere. Si penserà poi a quei benedetti 11 se sono forti o meno. Oggi è importante che siano 11.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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