Azzerare la serata di Istanbul e ripartire. È la lezione che l'Inter si porta dietro da San Sebastian. L'unica spiegazione per l'approccio dei nerazzurri alla partita di ieri sera è la presunzione, la hybris di chi per qualche motivo sente di essere superiore all'avversario. Legittimata, forse, da quella finale di Champions League, che ha lasciato tanto orgoglio e tante scorie positive, ma a questo punto è del tutto da dimenticare per il bene di quel che sarà. La Real Sociedad ha dimostrato che in campo non vanno blasone e risultati passati, ma tutto il resto. E quella finale lì non è stata un caso, ma l’ultima tappa di una serie di incroci, meritati e anche fortunati, sì: l'Inter se l'è guadagnata non dando per scontato nulla, adesso non può permettersi l'errore contrario.
Troppi cambi, e deludenti. La strategia delle cinque sostituzioni rispetto al derby non ha pagato. Questione di prestazione, al di là di un risultato che per Simone Inzaghi resta l'unica cosa da salvare della trasferta basca, magari insieme a una buona prova di Yann Sommer. Arnautovic aspettava da tredici anni di giocare in Champions con l'Inter e ha steccato la prima, Asllani ha dato ottimi motivi al tecnico per tornare nel dimenticatoio, persino Pavard - uomo da trenta milioni - non ha convinto. Con la scusante, mica poco, di essere stato buttato nella mischia dall'inizio nonostante gli zero minuti rimediati sin qui in stagione.
Caccia all'equilibrio. E a coinvolgere tutti. È la missione che si apre da oggi, per il tecnico nerazzurro. Criticato sempre, comunque, a prescindere: prima non cambiava nessuno, ieri ha cambiato troppo. La verità, ça va sans dire, sta nel mezzo: la seconda metà della scorsa stagione ha insegnato che le rotazioni servono. Giocare ogni tre/quattro giorni le rende indispensabili. E la rosa dell'Inter è stata costruita apposta per consentirle senza, sulla carta, perdere alcunché. Dallo zero al troppo, però, il passo è breve. L'errore sarebbe ricadere nella tentazione di schierare i soliti: vanno dosati gli equilibri, trovati spazi e alchimie. La difesa con Pavard e Bastoni insieme, per esempio, è una bella incognita, una linea a tre che intriga ma è anche molto offensiva. Barella e Frattesi insieme - ieri non si sono visti, ovvio - sono un'altra sfida da vincere. E a oggi in panchina merita di andare il primo più del secondo. Arnautovic e Sanchez sono alternative valide, forse però ieri l'Inter aveva bisogno dello spunto di Thuram. Anche Asllani deve avere altre occasioni: il primo stop, tutto sommato, è stato un passo falso molto contenuto. Si salva il risultato, che è la cosa più importante. E si può ragionare sul come costruire l'identità di una squadra che - aspetto forse sottovalutato - è cambiata per metà nel mercato estivo.
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