Caro Bocia ti scrivo perché posso solo immaginare il travaglio di queste ore, sfociato nella decisione di sciogliere la Curva Nord. 

Dicono che verrà ufficializzata lunedì, dopo l’ultima riunione al Covo. Dicono che prima del Villarreal, il perché e il percome saranno spiegati con un post su Facebook, alla pagina Sostieni la Curva, seguitissima comunità social. Dicono che migliaia e migliaia di tifosi e tifose siano sotto choc e li capisco benissimo. Caro Bocia, penso che in queste ore ti stiano passando davanti ventitré anni di vita, di Atalanta,
di passione, di entusiasmo, di rabbia, di ingiustizie che hai subito tu e ha subito la Curva (vogliamo parlare dell’indegno pestaggio subito dai tifosi nerazzurri a Firenze nella notte fra il 27 e il 28 febbraio 2019, manganellati dalla polizia? Stiamo ancora aspettando di sapere se c’è qualcuno che debba pagare e se pagherà). Ventitré anni di proteste, di straordinarie Feste della Dea, delle centinaia di migliaia di persone che vi hanno partecipato sino all’ultima edizione, quella di tre anni fa, quando tutti insieme abbiamo ricordato Davide Astori ed Emiliano Mondonico.

Ventitré anni di mobilitazione civile e solidale, andata ben oltre gli spalti dello stadio: per i terremotati dell’Aquila, per l’alluvione di Genova; per i bambini dell’oncologia pediatrica del Giovanni XXIII; per Yara e la Passione di Yara; per l’ospedale anti-Covid in Fiera; per cambiare le leggi repressive su daspo, articolo 9 et similia. Qui mi fermo perché non basterebbe un’edizione speciale di Prima Bergamo per raccontare a chi non sa o fa finta di non sapere che cosa sia la Curva Nord dell’Atalanta. Perché un conto sono le responsabilità individuali di chi infrange le regole e paga il conto che deve pagare: un altro è la criminalizzazione mediatica e persecutoria di cui la Curva Nord è stata bersaglio spesso e volentieri negli anni prima del Covid. Caro Bocia, la tua vicenda personale, è esemplare: credo tu detenga il record mondiale di divieto di mettere piede in uno stadio, pretestuosamente prorogato all’infinito e contro il quale ci siamo battuti partecipando a manifestazioni, lanciando petizioni. Rifaremmo tutto perché, correggimi se sbaglio: sono ventisette anni di bando. Ventisette anni! Mi sbaglierò, ma se soltanto tu fossi stato presente nell’ultimo periodo, forse non si sarebbe arrivati a questo addio. Che voglio sperare possa essere soltanto un arrivederci: l’Atalanta vive le stagioni più esaltanti dei suoi 114 anni di storia e ha bisogno della sua Curva, della tua Curva. Quella che dopo il 7-1 di San Siro con l’Inter, l’ha accolta a Zingonia come se avessevinto la Champions. Quella che non ha mai lasciato sola la squadra, anche al tempo del Covid. Caro Bocia, se hai voluto dare una scossa per segnare il momento del cambiamento, ci sei riuscito. Hai lasciato il segno.
Prima Bergamo, 10 settembre 2021

Sezione: Copertina / Data: Mar 14 settembre 2021 alle 07:42 / Fonte: tmw
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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