Fabrizio Pirola è uno dei volti più conosciuti dell’informazione sportiva bergamasca. Conduttore televisivo di lunga esperienza, oggi è al timone di TuttoAtalanta News, la fascia quotidiana interamente dedicata al mondo nerazzurro, in onda su Bergamo TV alle 13.00 e alle 14.30 e su Radio Alta alle 13.15 e alle 18.30. Nel corso della sua carriera ha guidato svariate trasmissioni sportive, diventando un punto di riferimento per tifosi e appassionati. Con la sua consueta schiettezza e competenza, Pirola ha analizzato il momento dell’Atalanta di Juric, tra scetticismi iniziali, risultati che stanno cambiando gli equilibri e prospettive future tra campionato ed Europa.
Fabrizio, possiamo dire che quella in Champions è stata la vittoria di Juric che, mattoncino dopo mattoncino, sta portando la piazza dalla sua parte?
«Diciamo che c’è ancora molto scetticismo - confida, in esclusiva, ai microfoni di TuttoAtalanta.com -, ma adesso il vento tira a suo favore rispetto a quando navigava controvento. Per quanto riguarda la partita con il Club Brugge, credo che loro abbiano giocato almeno alla pari, ma l’Atalanta è stata brava a concretizzare gli episodi. Loro hanno sbagliato un gol clamoroso sull’errore di Musah e noi, con Pasalic, siamo stati bravi a vincere la partita. Un pareggio, forse, sarebbe stato il risultato più giusto».
C’è qualcosa che non ti convince ancora quindi?
«Non è questo il punto. Parliamo di una squadra che ha modificato profondamente il suo sistema di gioco. Tutti gli allenatori danno una propria impronta e il calcio di Juric ha caratteristiche completamente diverse rispetto a prima: è un dato oggettivo. La squadra gioca certamente 30/40 metri più indietro e abbiamo visto più contropiedi con Juric che in dieci anni del precedente allenatore. È normale che il nostro palato fosse molto raffinato. Ora vediamo una squadra concreta, anche abbastanza cinica. Attendiamo miglioramenti sul piano del gioco: è un work in progress, ma i risultati sono positivi e in parte anche inaspettati. Alzi la mano chi pensava di conquistare quattro punti nella doppia trasferta di Torino, oltre a questo convincente successo in Champions sul piano del risultato».
Anche perché, alla fine dei conti, ciò che conta sono proprio i risultati.
«Nel calcio attuale sono sicuramente l’aspetto fondamentale, perché oltre alla classifica determinano i giudizi».
A questo proposito, tanti di quelli che davano Juric addirittura vicino all’esonero ora lo esaltano.
«Dopo la rimozione di un totem, di quello che veniva definito un genio del calcio, chiunque avesse preso la responsabilità di guidare l’Atalanta sarebbe finito sulla graticola. Juric ci è rimasto per diversi mesi. Adesso arrivano i risultati e, con i risultati, cambia tutto».
Tu da che parte stavi? Con gli scettici o con chi gli ha dato fiducia fin dall’inizio?
«Io, da buon bergamasco, sono realista: giudico dai fatti. Non possiamo dimenticare le due prestazioni iniziali sicuramente non convincenti contro due squadre che lotteranno per la salvezza e un’altra in gravi difficoltà, come il Torino. Quello che mi rincuora è che la società, anche quest’anno, ha fatto acquisti importanti in grado di sopperire ai tanti infortuni. Dall’inizio del campionato stiamo giocando senza numerosi titolari, tra i 5 e gli 8, pedine importanti a cui si è dovuto rinunciare: senza Ederson, uno dei migliori centrocampisti del campionato italiano; senza Scamacca, centravanti della Nazionale; e senza Scalvini, un ragazzo che il Newcastle voleva per 50 milioni di euro. Averli a disposizione avrebbe sicuramente fatto la differenza».
Ma rientrano nella normalità questa serie d’infortuni?
«Tutti dicono che nel calcio moderno si gioca troppo: si gioca tanto e più o meno tutte le squadre hanno questa problematica. Business is business: è il cosiddetto calcio moderno. Prima si giocava una partita a settimana, adesso se ne giocano due con tempi ravvicinati. Dal punto di vista fisico lo stress è tanto, ma non riguarda solo l’Atalanta».
Secondo te questo può essere l’anno della consacrazione di Pasalic?
«Pasalic è un ragazzo meraviglioso dal punto di vista umano, ancor prima che calcistico. Credo che proprio il suo carattere lo abbia sottratto ai riflettori perché è una persona pacata, serena, tranquilla. È un mio pupillo. Se analizziamo la sua utilità per il gioco dell’Atalanta, in qualsiasi ruolo venga impiegato, è davvero uno dei jolly più preziosi del campionato».
In questo avvio, al contrario, abbiamo visto spesso in difficoltà De Roon. Sente il peso degli anni?
«È un essere umano, e come tale ha bisogno di riposare. Non dimentichiamo che il gioco del precedente allenatore era molto dispendioso atleticamente».
Sulemana, alla luce di quello che ha dimostrato, possiamo considerarlo ancora solo una valida alternativa a Lookman?
«Credo sia molto di più, soprattutto se paragonato al Lookman visto nello spezzone col Brugge. La condizione fisica dei due mi è sembrata talmente diversa da apparire, a tratti, imbarazzante. Quando è entrato, Sulemana ha dato una scossa alla partita e ha mostrato grandi qualità, anche realizzative, che non aveva ai tempi del Southampton. A mio parere è un acquisto azzeccato. Complimenti alla società, anche perché l’organico dell’Atalanta ha poco da invidiare a quello di 18 squadre su 20 del nostro campionato».
Dei nuovi, chi ti ha convinto maggiormente finora?
«Mi ha colpito Bernasconi per la maturità. Gasperini non lo vedeva e in Champions è stato schierato a sorpresa, dimostrando qualità apprezzabili. Impressionante poi Ahanor, anche per la sua fisicità: ha solo 17 anni. L’Atalanta ci ha creduto subito, vista la cifra importante spesa per portarlo a Bergamo. È un colpo top. Complimenti a Tony D’Amico e Luca Percassi: è un giocatore che ha già raddoppiato il suo valore».
Secondo te dove ritroveremo l’Atalanta a fine campionato?
«Dipenderà molto dal percorso europeo, perché come sempre tutte le squadre pagano dazio agli impegni ravvicinati. Credo possa conquistare un posto in Europa. Sentire suonare la musichette della Champions emoziona sempre, ma mi accontenterei anche di qualcosa in meno: sarebbe comunque un risultato importante, soprattutto alla luce delle perplessità iniziali sulla scelta dell’allenatore. Sarebbe una rivincita per la dirigenza e per Juric».
Secondo te con chi si giocherà il posto in Europa?
«Se recuperiamo Scamacca e Scalvini, a livello d’organico ci sono 3/4 squadre simili all’Atalanta. Per me la Lazio è inferiore; la Roma è a pari livello. La Juventus non mi convince: sta cercando una sua dimensione di gioco. Il Milan anche. Inter e Napoli sono due certezze; con tutte le altre ce la possiamo giocare alla pari».
E la cavalcata in Champions come la vedi?
«Avremo impegni importantissimi. Non siamo stati particolarmente fortunati, però ci sono gli episodi che possono determinare i risultati: lo abbiamo visto col Brugge. Tranne con le big d’Europa, penso che l’Atalanta possa giocarsela con tutte e passare il turno. Al netto degli infortuni, l’organico è importante».
Atalanta–Como: che partita ci dobbiamo aspettare?
«Una gara affascinante e intrigante. Il gioco di Fàbregas è spumeggiante e punta molto sui giovani. A livello di esperienza, l’Atalanta ne ha di più e questo dovrebbe contare. Si gioca a Bergamo e c’è il dodicesimo uomo: lo abbiamo visto anche col Brugge. Una vittoria è alla nostra portata; un pareggio lascerebbe un po’ di amaro in bocca».
Per chiudere: nella tua carriera hai commentato tante partite. C’è un momento che ricordi ancora oggi con particolare emozione?
«Un momento storico. Agli albori delle radio libere, a Bergamo c’era Radio Bergamo 104, poi diventata Radio Alta. Ero in studio, in collegamento c’era Elio Corbani da Marassi. Era il 29 giugno 1977: contro il Cagliari per la promozione in A. Vinse l’Atalanta 2-1 e sotto L’Eco di Bergamo c’erano 5.000 tifosi. Non c’erano i cellulari: quello che succedeva lo raccontava la radio, attraverso la voce di Corbani. Fuori dalla sede erano stati messi altoparlanti e chi era rimasto in città ascoltò la radiocronaca in diretta, festeggiando la promozione».
Anche se molto dipenderà dal percorso europeo, secondo Fabrizio Pirola l’Atalanta ha le qualità per conquistare un posto in Europa, con la possibilità concreta di giocarsi la qualificazione anche in Champions League. In campionato la concorrenza diretta sarà soprattutto con Roma, Lazio, Milan e Juventus, mentre Inter e Napoli restano davanti. Guardando al prossimo turno con il Como, si aspetta una gara affascinante, in cui fattore campo ed esperienza nerazzurra potranno fare la differenza. E, come sempre, sarà proprio Pirola a raccontare passo dopo passo il cammino della Dea, dagli studi di Bergamo TV e Radio Alta.
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