Simone Padoin è così come lo vedete, in campo è lo specchio di se stesso. Serio, affidabile, corretto, mai sopra le righe o fuori dalle regole. Principi morali, innanzitutto, e una testa che è ben piantata sulle spalle sin da quando era ragazzino. Il calciatore che ogni allenatore vorrebbe in squadra, ma anche l'amico o il vicino di casa che tutti vorrebbero avere. Ora che è visto da tutti come un esempio, lui risponde che "in campo è giusto dare l'esempio perché invogli anche chi ti guarda, specialmente i bambini, a comportarsi bene".

Favini dice sempre che Padoin è sempre stato un esempio da imitare, anche a scuola.
"Ho fatto il liceo scientifico Leonardo da Vinci e sono riuscito a concludere gli studi senza saltare un anno. Sono sempre andato bene. La scuola mi ha dato tanto".

In quale materia se la cavava meglio?
"Mi piacevano molto filosofia e soprattutto inglese: quando viaggi è bello saperti gestire con la lingua. Ho studiato anche il tedesco. Invece mi piacevano molto matematica, fisica e chimica".

Con quanto è uscito?
"Con 98 centesimi. Mi ricordo ancora il giorno dell'esame. Ero molto teso, ma la notte ero riuscito a dormire. Anche se mi ero dimenticato di fare benzina, così per andare a fare l'esame mi sono dovuto fermare a farla".

Hai mai pensato di proseguire gli studi?
"Sì, e mi è dispiaciuto non esserci riuscito. Sognavo di iscrivermi all'università di Scienze motorie, ma con gli impegni calcistici è dura perché c'è l'obbligo di frequenza. Diventa difficile fare le due cose bene".

E lei se fa una cosa, la vuol far bene. Come a tennis, vero?
"Sì, nella vita mi piace fare bene le cose. L'anno scorso sono stato invitato al torneo di Tennis vip a Cividino e mi sono reso conto che non riuscivo a tirare la pallina nell'altro campo. Così quest'estate ho preso delle lezioni da un maestro di Brusaporto e ora al lunedì mi diverto spesso a sfidare Consigli e Capelli. Ce la giochiamo, ma devo dire che il più delle volte vinco io. Ma anche loro sono bravi".

Tennista in erba ma sciatore mancato?
"E' vero, fino a 13 anni nel periodo invernale facevo anche le gare, ero arrivato anche secondo ai campionati regionali e ho fatto bene anche nelle gare nazionali. Però poi ho scelto il calcio e ho dovuto smettere per evitare infortuni. Così la mia passione ora è diventata il tennis".

La sua passione, però, è un'altra, e scodinzola..
"Il nostro cagnolino, un bastardino di nome Toby. E' come un figlio".

A proposito, a Bergamo ha trovato anche l'amore...
"Valentina, nel giugno 2010 è diventata mia moglie dopo otto anni di fidanzamento. E' stato il mio primo vero e unico amore. Sono stato fortunato, l'ho trovata subito".

La proposta di matrimonio chi l'ha fatta?
"L'ho fatta io. Non sono un romanticone, ma quella sera avevo organizzato tutto nel dettaglio. Le ho preso un anello, abbiamo fatto 2-3 giorni in un centro benessere sul lago di Garda, poi l'ho portata in Città Alta e le ho chiesto di sposarmi".

Nell'immaginario collettivo il calciatore è associato a veline e discoteche. Lei invece ha sposato il suo primo amore e in discoteca non ci va mai.
"L'ultima volta è stata due anni fa per il compleanno di Guarente. Non mi piacciono le discoteche, preferisco una serata tranquilla al ristorante".

Padoin come lo vediamo in campo, così è fuori?
"Io sono quello che vedete. Mi piacciono la tranquillità e la semplicità. Punto molto sull'impegno, cerco di prefissarmi un obiettivo e di raggiungerlo. Sono cose che mi ha insegnato la mia famiglia ma che ho preso anche dalla gente friulana. Siamo fatti così, ma noto molte somiglianze anche con i bergamaschi, gente abituata a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi. E' una cosa che ritengo naturale".

E' per quello che a Bergamo si trova così bene?
"Manca poco al rinnovo del contratto (fino al 2016, NdR), siamo già d'accordo su tutto. E' quello che speravo, vorrebbe dire praticamente legarmi a vita all'Atalanta e per me sarebbe un bell'onore chiudere la carriera con questa maglia".

 

Sezione: Interviste / Data: Mar 27 dicembre 2011 alle 08:00 / Fonte: Palla al centro
Autore: Giovanni Maffeis
vedi letture
Print