Applaudito come un mito e accolto da cori e abbracci all’Auditorium Santa Chiara di Trento, Luciano Spalletti è tornato a parlare in pubblico al Festival dello Sport. L’ex commissario tecnico azzurro, protagonista dell’incontro “Il mio calcio, la mia vita” moderato da Stefano Agresti (La Gazzetta dello Sport), ha ripercorso con sincerità le ferite dell’addio alla Nazionale, il rimpianto per un sogno interrotto e la fiducia nel futuro dell’Italia di Gennaro Gattuso.
UN ADDIO CHE ANCORA BRUCIA – «È il mio fardello, mi martella nella testa», ha confessato Spalletti con tono amaro ma lucido. «Non voglio togliere nulla al dolore che mi provoca, devo viverlo fino in fondo per trovare la forza di ripartire. Per me la Nazionale era il paradiso, sarebbe contraddittorio non affrontare questo trauma. So che succederà qualcosa di ancora più bello». Un dolore, ma anche un lascito. «Mi sento responsabile di quanto è successo, non parlo di colpa. Probabilmente ho sbagliato a voler trasferire troppo la mia idea di calcio, con troppe parole e richieste. Ai giocatori serve anche leggerezza. Un allenatore deve capire come viene percepito il suo messaggio».
IL CASO ACERBI – Spalletti non ha evitato di affrontare la polemica con Acerbi, che lo aveva accusato di averlo trattato come un “tappabuchi”. «L’ho chiamato il giorno prima della convocazione per dirgli che il campo dimostrava che aveva ragione lui, che era ancora uno dei più forti. Mi ha risposto: “Se è così, va bene”. Poi, a pochi giorni dalla partita, mi ha mandato un messaggio: “Non vengo più”. Oggi ci sono sempre più persone che cercano alibi per sfuggire alle proprie responsabilità, e sempre meno che ci mettono la faccia».
FIDUCIA NELL’ITALIA DI GATTUSO – «Sono sicuro che l’Italia andrà al Mondiale», riporta La Gazzetta dello Sport. «Gattuso ha qualità, la sua ricerca del carattere e del fisico è stata decisiva contro Israele. Ci sono 20-25 giocatori su cui costruire una grande squadra: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Barella e Tonali sono top assoluti. E poi c’è Pio Esposito, impressionante. Sabato ha fatto un gol pazzesco, mi ricorda un po’ Bobo Vieri. Vedrete, il risultato arriverà». E, incalzato su una domanda inevitabile, ha aggiunto: «Sarebbe arrivato anche con me. Ne sono convinto».
IL RAPPORTO CON TOTTI E ICARDI – Tra i momenti più attesi, il passaggio sul suo legame con Francesco Totti: «In realtà non abbiamo mai litigato. L’ho riabbracciato per un progetto che vedrete a fine mese, e adesso condividiamo pure un gruppo WhatsApp! So che per lui è lo stesso: quello che abbiamo vissuto ci ha uniti. A Roma la pressione era altissima e nessuno lo aiutava davvero. Io non dormivo la notte, ma non mi sono mai pentito di aver preso posizione. Ora spero di riallacciare anche con Icardi: è stato uno dei più forti che abbia mai avuto in area di rigore, anche se intorno a lui c’era troppo rumore».
L’ADDIO AL NAPOLI – «A Napoli ho ricevuto un amore immenso, ma alla fine De Laurentiis ha preso il sopravvento, mi ha un po’ “pesticciato” sotto ogni punto di vista», ha raccontato Spalletti con ironia. «Non ha mai parlato di rinnovo, e poi ha detto che quel campionato lo avrebbe vinto anche una giornalista. Sono cose che non si possono sentire».
LO SGUARDO SUL CAMPIONATO – Inevitabile, infine, uno sguardo alla Serie A: «Juve, Milan, Inter e Napoli saranno le quattro da zona Champions, ma le ultime due hanno qualcosa in più». Tra ricordi, riflessioni e qualche rimpianto, Spalletti si è mostrato ancora una volta per ciò che è: un uomo di calcio profondo, orgoglioso, capace di guardare avanti anche quando le ferite fanno ancora male. «Ho sofferto tanto, ma non è finita» ha concluso, con quel sorriso che sa già di sfida.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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