Non cambia la classifica, cambia tutto il resto. Italia-Norvegia non assegna punti decisivi, ma può consegnare qualcosa di ancora più prezioso: autostima, convinzione, identità. È la partita che deve dirci chi siamo davvero e quanto valiamo in vista dei playoff di marzo, l’ennesimo crocevia di una Nazionale che non può più permettersi esitazioni.
HAALAND E IL MOSTRO DA SFIDARE – La sfida è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi: Erling Haaland, 14 gol nelle qualificazioni, 53 reti in 47 partite con la Norvegia. Un prodigio che vive la gara come una caccia personale. Siamo nella sua “caverna”, come si dice nel ritiro azzurro, e l’Italia dovrà provare a uscirne non con la paura negli occhi, ma con la forza di chi vuole crescere proprio sfidando i più forti. Perché contro avversari così il risultato pesa doppio: tecnicamente e mentalmente.
LA NUOVA ITALIA DI GATTUSO – Questo è l’inizio del ciclo due di Rino Gattuso. Le prime cinque gare sono state una scalata più psicologica che tecnica: classifica complicata, addio di Spalletti, esigenza di ritrovare fiducia contro avversari modesti. Ora arriva il livello superiore. La Norvegia, reduce da 12 successi nelle ultime 14 partite, corre, aggredisce, chiude gli spazi con una disciplina ferrea e colpisce con ripartenze da football americano. Velocità, potenza, qualità sulle fasce (Bobb, Nusa), tecnica in mezzo (anche senza Odegaard), doppio centravanti Haaland–Sorloth. È un test che misura tutto: struttura, coraggio, capacità di resistere alla pressione.
CRITICHE E RISPOSTE – Il 5-1 alla Moldova non ha evitato polemiche, tra fischi e prese di posizione istituzionali fuori luogo. Gattuso non si è sottratto allo scontro dialettico, ma ha ricordato che questa squadra, pur tra limiti e imperfezioni, finisce sempre per trovare la porta: cinque vittorie contro le piccole, 18 gol fatti, 14 nel secondo tempo, 7 nell’ultimo quarto d’ora, 4 nei recuperi. Segno che la mentalità non manca. Manca, semmai, un po’ di precisione: 102 tiri per 18 gol sono la fotografia di un’Italia che crea tanto e capitalizza poco.
LA NOTTE DEL DOPPIO 9 – Si riparte dal 3-5-2, niente 4-2-4 - presenta la gara La Gazzetta dello Sport - . La coppia è Retegui–Kean, ma Esposito è ormai considerato un terzo titolare: meno profondità, più area, più istinto. E San Siro è il suo palcoscenico da bambino: se c’è una notte per sbloccarsi, è questa. In mezzo Barella–Locatelli–Frattesi, esterni Politano e Dimarco, mentre in difesa il ballottaggio Mancini–Buongiorno resta il vero nodo. Con Di Lorenzo e Bastoni sicuri, serve scegliere chi può reggere meglio l’impatto fisico con i due colossi nordici. Mancini sembra favorito, nonostante la botta presa in Moldova.
PRESSIONE VERA – Il punto non è il risultato in sé, ma il modo in cui arriverà. La Norvegia non ti concede palloni larghi, non ti lascia respirare e ti punisce appena concedi campo. È una serata che racconta quanto siamo pronti a un duello da playoff. E, come ricordava Lippi prima del Mondiale 2006, certe qualificazioni si costruiscono prima dentro la testa che sul campo.
Non ci sarà classifica da difendere, ma un destino da disegnare. L’Italia cerca, contro una delle nazionali più dure del panorama europeo, il primo vero slancio morale del ciclo Gattuso. Una notte per crescere, misurarsi, soffrire e – possibilmente – rialzare la testa.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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