Carlo Ancelotti parla con la serenità di chi ha trovato un equilibrio nuovo, lontano dall’Europa ma immerso in un Brasile che lo ha accolto come una star. Tra sensazioni personali, analisi tecniche e riflessioni sul futuro del calcio mondiale, il ct della Seleção si lascia andare a un racconto ricco di dettagli, sempre con parole misurate ma nette.
VITA A RIO – Ancelotti sorride quando ripensa a Madrid e alla sua vecchia vita, e lo fa con un’ironia che gli è naturale: «Bella la vita, eh?». Poi si lascia andare, in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport - spiegando come il Brasile gli abbia restituito serenità: «Sono felice, qui mi hanno accolto in un modo che non immaginavo. Ho tempo libero, mi diverto, sto tra Rio e Vancouver e mia moglie è contenta». La parentesi più affettuosa riguarda la famiglia: «Ho anche Davide a Rio, al Botafogo: non potrei chiedere di meglio».
ADDIO ALLA QUOTIDIANITÀ DEI CLUB – Alla domanda se gli manchi la routine del club, Ancelotti ride: «Macché, neanche per idea». Il nuovo ruolo lo stimola in modo diverso: «Ora devo osservare molto di più. Seguo dal vivo il campionato brasiliano e da lontano quelli europei: abbiamo tanti collaboratori sparsi. In questi mesi abbiamo monitorato una sessantina di giocatori, è un lavoro differente. E mi piace».
ATMOSFERA DI GRUPPO – Il confronto tra club e nazionale è netto: «L’ambiente è completamente diverso. In ritiro si gioca a carte, si sta insieme, si parla. I telefoni vengono dopo. I veterani danno l’esempio e i giovani seguono con entusiasmo». Il ricordo scivola verso il passato: «Mi sembra di essere tornato ai tempi della Roma di Liedholm, quando ci spostavamo in treno perché non amava gli aerei». E sottolinea l’importanza della lingua: «Il fatto che tutti parlino portoghese aiuta a unire il gruppo. C’è un grande compañerismo».
AMBIZIONI DELLA SELEÇÃO – Sul valore della squadra, Ancelotti non sembra avere dubbi: «Siamo forti, molto forti. Abbiamo veterani di spessore e giovani di qualità». E soprattutto una pressione che lui ridefinisce: «Qui c’è più passione che pressione. La gente vuole la sesta Coppa del Mondo. E noi proveremo a portarla a casa».
IL MONDIALE A 48 SQUADRE – Ancelotti si mostra pragmatico sul nuovo formato: «Aumenta popolarità e visibilità. Di fatto c’è solo un turno in più, il calendario è ben strutturato». Le favorite restano le solite: «Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Argentina, Portogallo». Ma avverte: «Con 48 squadre ci saranno sorprese. Senegal e Marocco sono già lì a dimostrarlo».
L’ITALIA TRA SPAREGGI E SPERANZE – Il ct si sofferma con affetto sugli Azzurri: «Dovranno passare dagli spareggi, non è facile. Ma credo che ce la faranno. Deve qualificarsi». Poi il sogno personale: «Ci vediamo in finale. Sarebbe meraviglioso per me e bellissimo per italiani e brasiliani».
SGUARDO SULLA SERIE A – L’analisi sul nostro campionato è lucida: «La Serie A è bella ed equilibrata, e vedere la Roma in testa è una sorpresa». Parla spesso con Juan del suo staff: «Con lui commentiamo molto. Mi fa piacere vederli là davanti». Sul Milan è diretto: «Sta sfruttando un grande vantaggio, non giocare in Europa, e la praticità di Allegri. Max ha semplificato dove tanti complicano».
LE FAVORITE AL TITOLO – Il quadro complessivo riporta al duello principale: «Inter e Napoli davanti. Ma anche Roma, Milan e Juventus possono giocarsela fino alla fine».
LA NUOVA CHAMPIONS – Il giudizio è equilibrato ma critico: «La prima fase non dice molto. Tutto si decide in primavera». E sulla nuova formula: «Ci sono partite bellissime e altre che finiscono 7-0. L’idea era buona, ma si è fermata un po’ lì».
Tra ambizioni globali, ricordi italiani e un Brasile che lo ha adottato, Ancelotti si muove con la sicurezza di chi sa interpretare il calcio come pochi. E in un anno che porta a Olimpiadi e Mondiale, il suo doppio sogno non è mai parso così concreto.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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