Nella pancia della New Balance Arena, quando l'eco della battaglia si è ormai spento, Ederson si presenta in conferenza stampa con la lucidità del leader. Non cerca alibi, il centrocampista brasiliano, ma analizza con chirurgica precisione i novanta minuti che hanno visto la Dea piegarsi, ma non spezzarsi, di fronte ai campioni d'Italia. Tra rimpianti per il risultato e certezze per il futuro, il numero 13 traccia la rotta, spegnendo sul nascere ogni distrazione che arrivi da fuori dal campo.

LE SIRENE POSSONO ATTENDERE – Le voci di mercato sono come il vento, arrivano puntuali quando le finestre di trattativa si avvicinano. Ederson non si tappa le orecchie, ma blinda il cuore. Alla domanda diretta su un possibile futuro a tinte nerazzurre milanesi, la risposta è da veterano, ferma e decisa: «Quando si avvicina il mercato è normale che ci siano tante voci. Se si parla di me, significa sicuramente che sto lavorando bene e questo fa piacere». Ma la precisazione è immediata: «Ora però la mia testa è solo all'Atalanta. Voglio fare bene qui, in questa stagione, e portare la Dea il più in alto possibile. Il mio focus è tutto su Bergamo».

DUE VOLTI E UN RIMPIANTO – La disamina del match parte dalla dicotomia tra le due frazioni di gioco. «Nel primo tempo abbiamo affrontato la gara con una strategia diversa rispetto alla ripresa», spiega il brasiliano. Se i primi 45' sono stati di studio e sofferenza, nel secondo tempo «abbiamo creato decisamente di più, ma non siamo stati abbastanza cinici nello sfruttare le occasioni». C'è rammarico per non aver trovato il pari, sfiorato solo nel finale: «Loro sono stati bravi a chiudere molto gli spazi su Gianluca, rendendo difficile anche il tiro da fuori. Però l'occasione nitida l'abbiamo costruita con Samardzic. Purtroppo il calcio va giocato per 90 minuti e noi abbiamo solo sfiorato il pareggio».

QUESTIONE DI FISICITÀ E CRESCITA – Nessuna vergogna nell'ammettere la forza dell'avversario. Ederson riconosce lo strapotere della mediana di Inzaghi, un banco di prova durissimo: «Loro sono forti, hanno tanta fisicità e possiedono uno dei migliori centrocampi al mondo». Tuttavia, il gap si sta riducendo grazie al lavoro collettivo. «Bisogna considerare che si gioca sempre di squadra e noi stiamo migliorando molto», assicura, sottolineando come la strada intrapresa sia quella corretta, soprattutto «dal punto di vista della mentalità. È un peccato per il gol subito perché volevamo regalare una bella vittoria ai nostri tifosi, ma la direzione è giusta».

SINTONIA TOTALE CON IL MISTER – La chiosa è dedicata al rapporto con la guida tecnica, apparso solido e produttivo. «Con Palladino c'è molta fiducia reciproca», conferma Ederson. Il paragone con il passato recente è netto ed evidenzia i progressi fatti: «Rispetto a qualche mese fa stiamo giocando decisamente meglio. Cosa ci manca? Soltanto la continuità nell'arco della partita, perché la visione di gioco è condivisa: io e il mister abbiamo le stesse idee e questo è fondamentale».

Dalle parole di Ederson emerge un'Atalanta consapevole dei propri mezzi, ferita nell'orgoglio ma non nello spirito. Il ko con l'Inter brucia, ma la maturità mostrata dal suo motore brasiliano è la garanzia migliore per un futuro che, almeno nelle intenzioni, sarà ancora a tinte nerazzurre. Quelle di Bergamo.

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Sezione: Interviste / Data: Lun 29 dicembre 2025 alle 00:03
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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