Ci sono storie che sanno raccontare, con una leggerezza ingannevole, profonde verità sul destino degli uomini e dei gruppi. Chi ha visto il film "Full Monty", piccolo miracolo cinematografico degli anni Novanta, lo sa bene: una banda improbabile di operai disoccupati riesce a conquistare il mondo, per poi disperdersi, incapace di riconoscere la forza che la loro unione aveva generato. Oggi, questa pellicola apparentemente leggera può essere una metafora perfetta per capire cosa stia vivendo l’Atalanta, protagonista indiscussa del calcio italiano ed europeo da quasi dieci anni.
CHI È IL VERO ARTEFICE DEL MIRACOLO? Negli ultimi anni, Bergamo è diventata un simbolo del calcio romantico che sfida i giganti del pallone con coraggio, tecnica e organizzazione, eppure nessuno può attribuire con certezza assoluta i meriti del miracolo nerazzurro. È opera di Gian Piero Gasperini, allenatore dal talento unico nel valorizzare calciatori poco noti? È frutto della famiglia Percassi, capace di gestire sapientemente il club? Oppure sono i giocatori stessi, con il loro spirito di sacrificio e la loro fame insaziabile, i veri responsabili di questo successo irripetibile?
La verità, probabilmente, risiede proprio nella combinazione magica di tutte queste componenti. Come in "Full Monty", non esiste una sola star che possa arrogarsi il diritto esclusivo della gloria. Il gruppo, inteso come insieme di parti che lavorano armoniosamente, è stato l’unica vera stella della Dea.
IL RISCHIO DI DISPERDERE LA MAGIA - Ora, però, il futuro impone scelte difficili. Gasperini riflette se rimanere o tentare nuove avventure; la società valuta cessioni importanti che garantirebbero risorse economiche essenziali; i giocatori, come Koopmeiners insegna, rischiano di perdersi lontano dal calore di una città che li ha esaltati. Ecco che il rischio diventa evidente: spezzare un equilibrio delicato, unico e forse irripetibile, può significare perdere qualcosa di più importante dei singoli protagonisti.
Non dimentichiamo, infatti, che nessuno ricorda i nomi degli attori di "Full Monty". Tutti però conservano nel cuore l’immagine del gruppo, la forza di un collettivo unito che ha trasformato una semplice commedia in una leggenda cinematografica. Per l’Atalanta vale esattamente lo stesso principio.
IL PUBBLICO, IL VERO TESORO - E poi c’è un altro fattore da non sottovalutare: il pubblico bergamasco. Un pubblico che non ha mai tradito, che ha saputo sostenere senza mai fischiare, accompagnando la squadra anche nelle sconfitte più dure. È un capitale umano e sportivo rarissimo, un patrimonio che non si compra sul mercato e che non si può replicare altrove. È forse questo il segreto più prezioso della Dea, l’ingrediente che rende tutto il resto possibile.
ATTENTI A CIÒ CHE DESIDERATE - Pensate bene, allora, prima di rompere un incantesimo che è stato capace di portare Bergamo sulla vetta del calcio continentale. È legittimo ambire ad altro, cercare nuovi stimoli, tentare nuove sfide. Ma, come la storia insegna, cambiare non significa necessariamente migliorare. Il percorso fatto insieme, le emozioni condivise, i traguardi raggiunti parlano chiaro: l’Atalanta ha trovato la sua formula magica nell'unione tra società, allenatore e giocatori.
NON LASCIATE CHE LA STORIA SI RIPETA - Nessuno dei protagonisti di "Full Monty", una volta separati, ha mai più ritrovato la gloria di quei giorni. Nessuno ha potuto replicare da solo quella magia. L’Atalanta rifletta dunque con attenzione: chi ha costruito un miracolo non dovrebbe mai dimenticare che i miracoli, per natura, sono difficili da replicare.
Pensateci bene, prima che il sipario cali. Perché Bergamo merita ancora di vivere e raccontare una storia di calcio unica e meravigliosa come questa.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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