Sembra quasi impossibile che sia bastato così poco per spegnere la scintilla di un’Atalanta che, fino a poche settimane fa, incendiava i sogni della propria gente. Eppure, eccoci qui, a commentare la terza sconfitta consecutiva di una squadra che si scopre fragile, nervosa e preda dei propri errori. Una crisi di identità inaspettata, proprio adesso che la stagione entra nel vivo e ogni punto pesa come un macigno.
I numeri non mentono mai: tre partite senza gol segnati raccontano di un gruppo che ha smarrito la propria natura offensiva. E non solo: quella solidità difensiva che era una certezza è diventata improvvisamente un punto interrogativo. Erano anni che a Bergamo non si vedeva un'Atalanta così vulnerabile, così incline a consegnare agli avversari gol facili e vittorie quasi in omaggio. Troppo poco per chi sogna in grande, decisamente insufficiente per chi deve puntare alla qualificazione in Champions League.
E poi c’è il caso Ederson. Il brasiliano, vero barometro delle fortune nerazzurre, sembra essersi perso nelle ombre di una stagione che l’aveva visto protagonista fino a dicembre. Da uomo ovunque, instancabile motore del centrocampo, a giocatore impalpabile e confuso, quasi irriconoscibile. La crisi atalantina coincide drammaticamente con la sua involuzione: non è un caso che i nerazzurri, senza la grinta, la forza e la lucidità del miglior Ederson, siano diventati prevedibili e incapaci di far male agli avversari. L’impressione netta è che il recupero del brasiliano sia fondamentale quanto urgente per evitare che la stagione si trasformi da sogno in incubo.
Ma sarebbe riduttivo scaricare tutto il peso delle responsabilità sulle spalle di un solo giocatore. Ci sono giovani che continuano a faticare oltremodo ad inserirsi nella dimensione atalantina e ne focalizza il tema anche L'Eco di Bergamo: De Ketelaere, Maldini, Bellanova e Cuadrado sono soltanto alcuni dei nomi chiamati a cambiare marcia. Il loro contributo, finora, è stato troppo esiguo per una squadra che vive anche di ricambi e di freschezza atletica e mentale.
Se c'è una certezza a cui aggrapparsi in questo momento delicato è la forza del gruppo storico: la vecchia guardia che non ha mai tradito e che non abbassa la testa neanche davanti alle peggiori difficoltà. Sono loro, oggi, a tenere accesa la fiamma, aspettando che il resto della squadra esca da una spirale negativa dalla quale non sarà facile tirarsi fuori.
Eppure, nonostante tutto, serve equilibrio. È vero, la sconfita contro la Lazio è stata un’altra ferita profonda, ma questo gruppo merita fiducia e rispetto per quanto costruito fino a qui. A inizio campionato chi non avrebbe messo la firma per ritrovarsi a lottare per la Champions League a poche giornate dalla fine? Occorre respingere con fermezza ogni catastrofismo, che in questa fase sarebbe soltanto dannoso. L’Atalanta deve semplicemente riprendere coscienza della propria forza e ricominciare a giocare con coraggio.
Ritrovare il vero Ederson sarà il primo, indispensabile passo. Il secondo, più complesso ma non impossibile, sarà tornare a credere di poter trasformare anche quest’annata in qualcosa di speciale. Perché il destino dei nerazzurri, dopotutto, è sempre stato quello di sorprendere. L’Atalanta ha ancora sette partite per decidere chi vuole essere: ora o mai più.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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