Appena due mesi fa, Mateo Retegui viveva uno dei momenti più alti della sua carriera, inseguendo con decisione la Scarpa d'Oro, con numeri da bomber implacabile: venti reti in ventidue gare, praticamente un gol ogni ora di gioco. Oggi, invece, l'attaccante dell'Atalanta sembra essersi smarrito in un tunnel da cui fatica a uscire, trascinando con sé una squadra che non è più capace di dominare l'area avversaria.
QUANDO I NUMERI PARLANO CHIARO - Fino alla goleada di Verona dell'8 febbraio, Retegui viaggiava con una media impressionante - ricorda La Gazzetta dello Sport -: un gol ogni 66 minuti. Dopo quella sfida, però, è iniziata una lunga involuzione: solo due reti nelle ultime sette partite, una delle quali dal dischetto contro la Juventus. Tradotto in numeri: ora Mateo segna ogni 242 minuti, quattro volte meno rispetto ai suoi standard. Una crisi personale che coincide con quella della Dea, precipitata in classifica e incapace di trovare gol su azione ormai da settimane.
IL PESO DELLE RESPONSABILITÀ
Inizialmente, l'infortunio di Scamacca sembrava poter essere addirittura un vantaggio per Retegui, chiamato ad essere l'unico riferimento offensivo dell'Atalanta. Alla lunga, però, questa situazione lo ha caricato di eccessive responsabilità. Senza alternative valide, Retegui è diventato prevedibile, più facile da marcare, meno incisivo. La sua forza era quella di colpire da killer implacabile al minimo errore degli avversari. Ora sembra persino esitare davanti al portiere, come successo domenica contro la Lazio, in un'occasione che poteva cambiare il corso della partita.
LA SQUADRA E MATEO: AIUTARSI PER RIPARTIRE - Il momento nero di Retegui non dipende esclusivamente da lui: è tutta l'Atalanta a essersi inceppata nella fase offensiva. Lookman e De Ketelaere, che in precedenza garantivano supporto e alternative, oggi appaiono più spenti e meno determinati. Allo stesso tempo, Mateo dovrebbe cercare di adattarsi a una situazione nuova: muoversi maggiormente senza palla, cercare la profondità, aprire varchi per i compagni, senza aspettare passivamente l'occasione perfetta.
DAL CIELO ALLA TERRA - Retegui era a un passo dalla vetta del calcio europeo, capace di competere con campioni del calibro di Salah e Kane. Oggi la realtà è diversa: Lewandowski e Gyokeres lo hanno superato, Mbappé lo ha raggiunto. È scivolato in classifica, e con lui è precipitata anche l'Atalanta. Un declino rapido, quasi inspiegabile, ma ancora reversibile se tutti, Mateo compreso, riusciranno a cambiare marcia prima che sia troppo tardi.
UNA SCINTILLA PER RIPARTIRE - All'Atalanta manca la fame, la cattiveria agonistica sotto porta, quella capacità di rischiare per fare male. Per uscire dalla crisi, serve ritrovare quella mentalità aggressiva che ha fatto brillare Retegui per mesi. È necessario tornare a essere incisivi e concreti, perché la differenza tra un successo e un fallimento passa proprio dalla voglia di osare e di crederci fino in fondo.
LA SFIDA PIÙ GRANDE - Se Mateo Retegui saprà tornare a essere il bomber spietato che tutti conoscono, l'Atalanta potrà rivedere la luce. Serve però un cambio di rotta immediato: a partire dalla prossima partita, è fondamentale che la squadra ritrovi compattezza e che il centravanti argentino riscopra la sua natura più autentica, quella del predatore d'area. Solo così i nerazzurri potranno riscrivere un finale di stagione degno della loro storia recente.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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