Certe partite restano scolpite nel tempo, non per il risultato o la classifica, ma per ciò che rappresentano. Atalanta-Lazio, da sempre, è sfida che non conosce monotonia: tensioni, spettacolo, record. Quella del 26 gennaio 2010 fu molto più di una semplice vittoria: fu la redenzione di un simbolo, Cristiano Doni, che con una doppietta raggiunse quota 100 gol in nerazzurro e si riprese la sua gente dopo mesi di tormento.
TEMPESTA E CAMBIAMENTO – L’Atalanta di quell’anno - ricorda TMW -, stagione 2009/2010, non navigava in acque tranquille. L’avvio di campionato, disastroso, portò all’esonero di Gregucci dopo quattro sconfitte consecutive e all’arrivo di Antonio Conte. L’ex juventino, chiamato a risollevare la squadra, trovò invece un ambiente teso e diffidente. I risultati non arrivavano e, nel frattempo, le frizioni interne si moltiplicavano. Proprio con Cristiano Doni, il capitano e anima della squadra, il rapporto si ruppe irrimediabilmente dopo una lite seguita al ko di Livorno. Quella crepa diventò presto voragine, e l’intero ambiente nerazzurro cadde in un vortice di tensione e contestazioni.
IL RITORNO DEL CAPITANO – Quando Conte lasciò la panchina, il club si affidò a un volto conosciuto: Bortolo Mutti, richiamato a Bergamo undici anni dopo l’ultima esperienza. Fu lui, con lucidità e coraggio, a rimettere Doni al centro del progetto. La scelta riaccese il fuoco nel cuore dei tifosi, pronti a riabbracciare il loro condottiero. E la scintilla divenne fiamma il 26 gennaio, nella sfida casalinga contro la Lazio.
IL GIORNO DEI 100° GOL – Quella domenica, la Dea tornò a brillare. Cristiano Doni firmò una doppietta da incorniciare: due gol che non solo piegarono i biancocelesti, ma lo proiettarono nella storia con il traguardo dei 100 centri in maglia atalantina. Dopo il secondo gol, lo stadio esplose: Doni si lanciò verso la Curva, abbracciato da un popolo che lo aveva atteso e perdonato. Il sigillo finale arrivò da Simone Padoin, autore del 3-0 con un destro perfetto che chiuse la partita e aprì un capitolo di emozioni difficili da dimenticare.
TRA GLORIA E AMAREZZA – Quella vittoria, però, fu un lampo in una stagione segnata dal dolore. L’Atalanta, pur ritrovando gioco e orgoglio, non riuscì a evitare la retrocessione in Serie B. Ma quella serata di gennaio rimase come un inno alla passione, un ricordo scolpito nella memoria di chi c’era e di chi, ancora oggi, racconta il calcio come un’emozione collettiva.
A quindici anni di distanza, quel match resta un simbolo della bergamasca resilienza. Un uomo, un capitano e un popolo che si ritrovarono in novanta minuti, riscrivendo insieme una pagina eterna di storia nerazzurra. Perché certe emozioni, a Bergamo, non passano mai.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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