Il campionato si concluderà stasera, mai come stavolta si potrà dire "finalmente". Il più lungo di sempre, da agosto ad agosto, con in mezzo una pandemia. Tutti gli allenatori e i calciatori hanno ripetuto come una macchinetta: "Questo non è calcio". Sarebbe bello comprendere quale sia il vero problema. Non c'è il pubblico? Non c'è tempo per recuperare? Non ci sono gli allenamenti? È una situazione straordinaria e come tale va accettata, sperando non ricapiti mai più. Ma è evidente qual è il motivo per queste ultime settimane: i soldi sono più importanti del resto.
A questo punto, visto che questo non è calcio ma solo business, parliamo di soldi. Giovanni Branchini, uno dei procuratori più conosciuti d'Europa, sta cercando di regolamentare meglio la propria figura professionale, con dei limiti e con delle regole. Ci sono già, è bene dirlo, ma spesso vengono disattese, disilluse o semplicemente aggirate. Non si potrebbe pagare la procura di un calciatore, eppure capita molto spesso, ultimamente sta quasi diventando una moda. Come succede? Sui giovani è molto semplice, anche per minorenni: l'agente va dalla famiglia e offre dei soldi (o dei regali) per far sì che possa firmare con lui.
Prima dei diciotto anni i calciatori possono firmare solamente triennali. Quindi c'è spesso la possibilità di rinnovare e, per i più promettenti, ci possono essere commissioni e percentuali. Con i maggiorenni tutto questo si amplifica, enormemente. C'è chi spende centinaia di migliaia di euro e in due anni - le procure non durano di più - deve rientrare dell'investimento fatto, con un rinnovo o con un trasferimento. Questa è una condizione praticamente continua perché ogni due anni c'è la necessità di rinnovare la procura e se la compri rischi che il tuo giocatore possa chiedere a un altro di rappresentarlo, perché come prende i soldi una volta può farlo una seconda.
Dall'altro lato è vero è che nella carriera di un calciatore due stagioni sono lunghissime e bastano (e avanzano) per buttare all'aria tutti gli sforzi. E finire nelle grinfie di un cattivo agente - o che non ti segue fino in fondo - rischia di diventare un grossissimo problema. Per questo ci sono pure alcune penali. Come fare a togliere questi problemi? Paradossalmente sarebbe intelligente poterle comprare, con dei veri contratti. C'è la squadra che ti acquista, ma anche il procuratore, con contratti, fatture e soldi. E tu calciatore devi essere interessato abbastanza per capire se la scelta è quella giusta o meno. Un caso pratico: se un agente Y vuole comprare un calciatore X, può fare una contrattazione. La trattativa si sviluppa su un milione di euro? Devi avere la possibilità di metterlo sotto contratto pluriennale, quattro o cinque stagioni. Perché troppo spesso i procuratori, pur bravi, vengono cambiati come i calzini, dietro pagamento, tanto fra due anni ci penseremo. Ci può essere anche una penale di uscita, ma deve essere messa nero su bianco, con interessi: e se pagata il prossimo procuratore che lo prende deve riconoscere una percentuale (il 20%? il 30?) per il lavoro fatto da quello precedente. Così un calciatore avrebbe tutto l'interesse a scegliere il miglior procuratore, che magari non è quello che ne ha tantissimi e deve reggere i propri interessi.
Anche perché quando c'è l'odore dei soldi, tutti quanti i procuratori più grossi si gettano a capofitto. Una situazione incredibilmente originale è capitata a gennaio. Perché Stefano Sem è il procuratore di Dejan Kulusevski. Quante volte le cronache parlano di lui? Capita fra noi addetti ai lavori, ma sui giornali ci finiscono altri. È un ragazzo giovane, è andato in Svezia e lo ha portato all'Atalanta, per novantamila euro. Lo ha seguito per quattro anni, fino a questa grandiosa stagione. Ovviamente prima di gennaio tutti quanti gli agenti hanno cercato di scipparglielo, subodorando la commissione altissima. Invece Kulusevski, seriamente, è rimasto con lui per riconoscenza. Chapeau, ma quasi sempre i calciatori non sono così.
Ed è anche normale, soprattutto da giovani. Quando magari tuo padre ha un mutuo e arriva qualcuno che gli permette di estinguerlo in una unica soluzione. Meglio un uovo oggi o la gallina domani? Umanamente è difficile biasimare chi può mettersi a posto economicamente per una vita, quando magari suo figlio non farà il professionista, perché dietro l'angolo potrebbe esserci un infortunio che lo toglie di mezzo. Perché non regolarizzare? Esisteranno e ci saranno anche procuratori virtuosi, come ci sono ora - e Branchini fa parte di questi - che si tengono i giocatori solo grazie alla propria nomea, al proprio lavoro. Poi ci sarebbe da parlare anche dei motivi per cui gli agenti che hanno i mandati dalle società sono sempre gli stessi, ma questo è un altro vaso di Pandora.
Autore: Redazione TA
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