La Serie A il 28 maggio conoscerà il proprio destino. Dopo l’apertura dei giorni scorsi verso la ripresa degli allenamenti di squadra, le 20 società dovranno aspettare ancora una settimana per sapere se e quando di potrà tornare in campo. La speranza è il 13 giugno, anche se il 20 appare data più verosimile ad oggi. Molto in tal senso dipenderà dall’andamento della curva dei contagi, ma non solo. Le problematiche, o quantomeno i nodi da sciogliere, infatti non mancano.
Questione quarantena e autoisolamento - In caso di positività di un giocatore, questo sarà messo in quarantena e tutto il gruppo squadra resterà isolato all’interno del centro sportivo dove potrà continuare a svolgere regolarmente gli allanementi (con tamponi ogni 48 ore). E’ questa la nuova norma approvata da Cts e governo per permettere la ripresa degli allenamenti collettivi. Un passaggio su cui i medici sociali hanno ancora più di qualche perplessità e che proprio per questo andrà probabilmente rivista nel corso delle prossime settimane (e sempre in ottica ripresa del campionato). In una fase di allenamento può essere attuabile, mentre difficilmente potrà essere rispettata durante il periodo partite. Come risolvere il problema? O si prova a conviverci, o si spera in una modifica legislativa che possa cancellare la “quarantena obbligatoria di 14 giorni per gli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di Covid-19”.
I dubbi su test e tamponi - Ad oggi, i giocatori dovranno essere sottoposti a tampone una volta ogni 4 giorni. In caso di positività e quindi isolamento, i membri di un gruppo squadra dovranno essere monitorati con test ogni 48 ore. Al momento però non è chiaro quali siano i test necessari: normali, rapidi o sierologici? Tutto è ancora in ballo, quel che è certo è che i costi per club dovrebbero aggirarsi sui 50mila euro al mese fra test e sanificazioni varie.
Format campionato e eventuale classifica in caso di stop - L’ideale sarebbe iniziare e concludere con il normale calendario e la normale programmazione delle partite. Ma… La FIGC ha già pensato, o comunque lo sta facendo, ad un piano B nel caso in cui dovessero emergere nuovi problemi (tradotto, nuove positività e nuovo stop del torneo). E nella stanza dei bottoni del calcio serpeggia pure lo spettro di un piano C. Il primo step in caso di nuovo stop prevederebbe l’istituzione di playoff e playout. Inizialmente si valutava l’idea di proporre due “mini tornei”: 12 squadre ai playoff, 8 ai playout. Ma adesso si pensa a due soluzioni più smart: una, per far partecipare tutte le squadre, prevederebbe tre poule (scudetto, Europa League e salvezza) molto allargate. Un’altra con meno squadre ma stesse distinzioni: per lo Scudetto concorrerebbero le Juventus, Lazio, Inter e Atalanta. Per l’Europa League Milan, Verona e Parma (con Roma e Napoli qualificate di diritto). Per la salvezza le ultime 4 o 6 squadre della classifica.
Cosa succederebbe in caso di stop definitivo? Anche qua, 3 ipotesi: classifica alla 24esima giornta, l’ultima completata da tutte. Classifica alla 26esima giornata escludendo la 25esima che non è stata completata. Classifica secondo media punti per partita.
Lo spinoso tema dei contratti in scadenza - La FIFA già nelle scorse settimane ha dato indicazione di prolungare tutti gli accordi di questo tipo fino al nuovo termine della stagione (in Italia fissata ieri al 31 agosto). Quelle della FIFA sono solo delle indicazioni, il massimo organismo calcistico mondiale non può emanare norme generali visto che ogni paese ha il proprio diritto del lavoro e ogni federazione le proprie norme. Ognuno, in pratica, dovrà trattare la questione autonomamente e nessuno sarà obbligato a farlo: se un giocatore a scadenza 30 giugno decide di non prolungare fino al 31 agosto perché già d’accordo con un’altra società potrà farlo senza problemi, anche se potrà raggiungere la nuova squadra solo l’1 di settembre (data di inizio della prossima stagione sportiva). Stessa cosa per i prestiti: una squadra potrà negare l’allungamento del prestito fino al 31 agosto ad un’altra società, riprendendosi così il calciatore che però non potrà scendere in campo pur venendo pagato.
Non si placano le polemiche sul caso stipendi - La FIGC ieri ha permesso l’iscrizione al prossimo campionato anche ai club che non dovessero pagare di stipendi di marzo e/o aprile. Se i giocatori non saranno d’accordo, si aprirà un contenzioso ma non ci saranno limitazioni alla partecipazione al torneo. A questo si aggiunge la deroga sui pagamenti degli stipendi successivi, secondo Repubblica. La paura dei giocatori è chiara: esiste la possibilità di giocare fino al 31 agosto intascando però un solo stipendio del periodo marzo-agosto. Per questo, se veramente si vuol ripartire senza pensieri particolari, FIGC, Lega, AIC e tutte le parti in causa dovranno trovare una soluzione adeguata al problema.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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