Siccome siamo in drammatico regime di pausa per le nazionali e non abbiamo veramente nulla da dire (apprezzate la grande onestà intellettuale: nulla-da-dire) facciamo una cosa facile-facile: scorriamo i principali siti pallonari e commentiamo quel che c’è. Sì, è vero, non si fa, ma la pausa è fetente. Scusate.
Parliamo di Gabigol. Gabigol è arrivato in Europa, all’Inter, e tutti dicevano “è una pippa”. In effetti sì, pareva una pippa. È tornato in Brasile, ha dato un senso al suo nome, ci ha fatto rimangiare tutti i cattivi pensieri e ora tutti dicono “all’Inter non capiscono nulla”. Ma il dato di fatto è che sì, all’Inter pareva davvero una pippa e l’Inter fa bene a fare quello che deve fare: rientrare in qualche modo del suo antico investimento. Ci riuscirà.
Parliamo di Platini. Ieri c’era Platini a Milano. Ha parlato di un po’ di tutto. Il sottoscritto era lì. Ti aspetti di avere a che fare con un “demonio”, ma lo ascolti ed è piacevole come una frittella zuccherina. Dice: “Sono vittima di un complotto” e tu che pensavi “sì, beh, dai, quello è un malfattore” ti ritrovi a dubitare (“magari lo hanno messo in mezzo per davvero”). Fatto sta che Le Roi vuole un’altra occasione e probabilmente qualcuno gliela offrirà. Poi parla dei Mondiali in Qatar e dice: “Saranno bellissimi. A dicembre ci saranno 25 gradi e potrete vedere dal vivo tre partite ogni giorno girando con la metropolitana”. Massì, un bel mese di ferie a dicembre, facile no?
Parliamo di Ibra. Ibra “ci farà sapere”. Il Bologna insiste, il Milan non si capisce, lui temporeggia in attesa dell’offerta migliore. Giocare per Mihajlovic lo stuzzica, la moglie preferirebbe Milano. Insistiamo: il Diavolo faccia uno sforzo se vuole dare un senso alla stagione, un po' di entusiasmo alla piazza e, in contemporanea, se vuole provare ad aumentare il valore di giocatori che al momento stanno decisamente rendendo sotto il minimo sindacale.
Parliamo di Paquetà. Il ct del Brasile Tite lo difende "E' un grande giocatore". Lo pensano in molti, persino noi. C’è solo un problema: deve dimostrarlo. A un anno dal suo sbarco a Milano è ora che si metta in mostra: il fatto che i rossoneri siano in difficoltà non dev’essere una scusa (“va tutto male quindi pure io”) ma una motivazione in più (“ci penso io”), altrimenti le parole di Tito avranno il valore di Renato: Zero.
Parliamo di Piatek. Piatek fissa la cifra: "Cambierò squadra quando varrò 70 mln". Noialtri continuiamo a credere che il polacco sia un ottimo attaccante, ma certe uscite ci ispirano solo una risposta: Krzysztof, magna sereno.
Parliamo di Rakitic. Il Barcellona libera Rakitic: “Decide lui”. Molti lo danno prossimo al trasferimento alla Juve, altri all’Inter. Come se fosse tutto semplice. Guadagna 8 milioncini, il croato. E allora sì, la Juve è una possibilità, ma solo nell’ambito di uno scambio con Emre Can (e forse potrebbe non bastare, i bianconeri vogliono e devono abbassare il monte ingaggi: ci hanno provato la passata estate, senza grande successo).
Parliamo di Sanchez. Il dottor Volpi dice: “Il recupero procede bene, rientrerà verso metà gennaio”. Qualcuno la prende male: “Ma noooo, così l’Inter non prenderà un’altra punta!”. La bulimia da mercato è una brutta bestia.
Parliamo di Mancini. Mancini è andato "oltre", c'è poco altro da aggiungere. È vero, il girone era semplice ma c'è modo e modo di ottenere i risultati. Il ct ci è riuscito con il gioco, l'unità d'intenti, ha ben comunicato la sua "idea di nazionale", ha costruito un gruppo. Prevedere dove possano arrivare gli azzurri è sciocco e parecchio inutile, ma di sicuro affronteremo l'Europeo con le idee chiare: per come eravamo messi poco più di un anno fa, è già molto. Moltissimo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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