C’è un prima e c’è un dopo, nella storia dell’Atalanta. Lo spartiacque è il 14 giugno 2016, il giorno in cui il club bergamasco ufficializza l’arrivo di Gian Piero Gasperini in panchina: la partenza è così, a metà settembre iniziano ad arrivare i primi articoli sul rischio esonero, poi cambia tutto. A Crotone vanno in campo Kessié e Petagna, poi arriveranno Conti, Gagliardini e via dicendo. È l’inizio di un’era, nella quale la Champions League è diventata una cosa normale per la Dea.

Cinque volte in nove anni. Ma anche cinque volte in centodiciotto anni. L’Atalanta in Champions, senza Gasperini, non ci è mai andata. Non è tutto merito suo, certo: ci sono i Percassi, c’è stato Sartori e c’è D’Amico, è arrivato Pagliuca. Ci sono tante firme, ma ce n’è una sopra le altre, ed è quella del tecnico di Grugliasco. Il cui futuro è ora incerto: “Ci sarà tempo”, ha detto dopo aver battuto la Roma, con Claudio Ranieri a polemizzare e magari sognare ancora di convincerlo a sposare la causa giallorossa.

E adesso che si fa? Festa, ma poi c’è da prendere una direzione. Gasperini ha chiarito più volte che non rinnoverà, ma non è detto che andrà via. Sembrava scontato, e invece no. Il contratto recita 2026 alla data di scadenza, andare avanti insieme si potrebbe. Ma con quale presupposto? L’anno prossimo sarà il decimo, viverlo a scadenza sarebbe una lunga marcia di separazione: può essere molto bella, ma può anche fare male. In questa stagione, il Gasp si aspettava che la società alzasse l’asticella e puntasse con decisione allo scudetto, e non è avvenuto, non fino in fondo almeno. Al decimo anno, sarebbe bello, prima di salutarsi - se così sarà, è anche una storia fatta di dualismi a volte feroci e di colpi di scena -, ci provassero davvero, a regalare a Bergamo l’impensabile. Anche la Champions lo era, e invece eccola lì, per l’ennesima volta.

Sezione: Champions League / Data: Mar 13 maggio 2025 alle 02:28
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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