Da quarant’anni racconta l’Atalanta con la competenza e la sensibilità di chi la conosce in profondità. Alberto Porfidia, giornalista bergamasco e già firma storica de L’Eco di Bergamo e di altre testate, è tra i massimi conoscitori del mondo nerazzurro. Oggi continua a offrire le sue analisi su Orobik Channel – TeleClusone dove, alla conduzione della trasmissione televisiva «A come Atalanta», con ospiti illustri approfondisce temi, protagonisti e prospettive della squadra che più di ogni altra ha segnato la sua carriera. In quest’intervista esclusiva a TuttoAtalanta.com, Porfidia ripercorre il momento dell’Atalanta, tra Nazionale, giovani talenti e le nuove sfide del gruppo di Juric.
Alberto, partiamo dalla convocazione del bergamasco ed ex atalantino Roberto Piccoli in Nazionale.
«Non vorrei chiamarla un’occasione persa, però è partito da qui, dal vivaio nerazzurro. Ha giocato in prima squadra, è andato in prestito altrove; poi è tornato di nuovo. È andato ancora in prestito e la scorsa estate è stato ceduto definitivamente alla Fiorentina. Se prima poteva esserci qualche responsabilità di Gasperini, che magari non lo vedeva del tutto nel suo gioco, lui poi non c’era più. Forse è stato ceduto un po’ troppo in fretta, anche considerando che il mercato chiudeva a inizio settembre: Retegui se n’era andato e serviva un’alternativa, arrivata solo negli ultimi giorni. Tenerlo poteva essere la scelta più opportuna: è bergamasco, ha il cuore nerazzurro e non vale meno di tanti altri, come dimostra la convocazione in Nazionale. Poteva fare comodo. Nell’ultima partita, tra l’altro, abbiamo giocato senza centravanti perché Krstovic sembra un po’ provato dai tanti impegni. In ogni caso fa molto piacere per lui, dopo tante presenze nelle Nazionali minori».
In conferenza stampa il CT Rino Gattuso ha confermato l’interesse anche per l’attaccante bergamasco Tresoldi (Brugge) e per il difensore nerazzurro Ahanor.
«Ne parlavo con suo padre Emanuele, ex difensore dell’Atalanta, ospite della mia trasmissione. Tresoldi gioca con l’Under 21 tedesca: ha dimostrato anche a Bergamo ottime qualità, ma bisogna capire, qualora facesse una riflessione sulla nostra Nazionale, se e come si potrebbe fare. Un po’ lo stesso discorso vale per Ahanor: intanto bisogna aspettare il compimento dei 18 anni (il prossimo febbraio) per la cittadinanza italiana e, a quel punto, sperare che non risponda alla Nigeria per poter entrare nel giro azzurro. Fino all’ultima convocazione erano quattro gli atalantini in Nazionale maggiore: Carnesecchi, Maldini (anche se ultimamente non brillantissimo), Brescianini e Scamacca. Averne un altro non sarebbe male».
Non era mai capitato prima che così tanti giocatori dell’Atalanta rientrassero nel giro della Nazionale maggiore.
«La tradizione dell’Atalanta è sempre stata quella di rifornire l’Under 21. Poi, quando i giocatori andavano in club più importanti, non avevano la stessa visibilità e non venivano confermati nella maggiore».
Dalla partita con il Como, oltre a rivedersi il bel gioco, è emersa un’altra indicazione: l’Atalanta è migliorata nell’approccio iniziale. Cosa ne pensi?
«Concordo sull’approccio. I primi tempi delle prime due partite sono stati disastrosi, o comunque molto brutti. L’Atalanta è partita male sia con il Pisa sia con il Parma; ha rimesso in sesto nel secondo tempo ed è arrivato il pari. Col Pisa si potevano anche portare a casa i tre punti: occasioni create, ma non sfruttate. Due primi tempi buttati via. Col PSG siamo scesi in campo senza centravanti: è un po’ come rinunciare in partenza ad attaccare. Dopo le due ultime gare, soprattutto quella con il Como, sembra che l’Atalanta abbia cambiato passo: ha pareggiato, ma ai punti avrebbe vinto. Tante occasioni non sfruttate, ma almeno per una volta Carnesecchi non è stato il migliore».
Un altro atalantino nel giro della Nazionale: per ora è il secondo portiere, ma può soffiare il posto a Donnarumma?
«Sta diventando davvero uno dei migliori portieri in circolazione. Donnarumma gioca in una delle squadre più forti d’Europa ed è capitano della Nazionale: per ora sta davanti. Ma Carnesecchi non è da meno. Deve aspettare la sua occasione: arriverà».
Le prime giornate erano sulla carta più abbordabili; dopo la sosta inizia un ciclo più difficile. Si è sprecata un’occasione?
«Diciamoci la verità: il 90% di noi era diffidente, io compreso, da estimatore del Gasp dopo la cavalcata degli ultimi nove anni. Era impossibile non innamorarsi del suo gioco. Juric arrivava da qualche fallimento: la diffidenza ci stava, e la partenza balbettante ha preoccupato. Poi la squadra si è rimessa in sesto: allenatore nuovo, tante assenze, giocatori non al 100%. Retegui da sostituire, Lookman fuori: senza attacco perdi tanto potenziale. I punti persi sono frutto di circostanze sommate. E con la pareggite non vai lontano: l’Atalanta del Gasp vinceva o perdeva. È vero, siamo imbattuti, ma i pari non aiutano. Bastava una vittoria in più per essere più su. Vediamo: non è detto che il calendario ora ci penalizzi. Magari recuperiamo giocatori, la squadra sta meglio e, sebbene più impegnativo, il calendario non comporterà una marcia meno brillante».
Per arrivare dove?
«In Europa, sicuramente - taglia corto a TuttoAtalanta.com -. Siamo sesti nonostante le assenze. Tanto di cappello al Gasp e alla sua Roma, in testa. C’è il solito Napoli, molto competitivo; vediamo come reggerà su più fronti. Inter, Juve e un Milan con guida tecnica importante e giocatori validi per restare nel giro europeo. L’Atalanta può stare lì e tenere il passo per giocarsi la volata finale, soprattutto se recupererà gli assenti per avere più alternative».
Uno su tutti: Scamacca, i cui tempi di recupero restano incerti.
«Era rientrato dopo una preparazione attenta e scrupolosa: contento, ha fatto gol e poi si è fermato di nuovo. Per un giocatore significa avere il morale basso. Dopo la partenza di Retegui, l’Atalanta puntava forte sul suo ritorno».
Segui l’Atalanta da circa quarant’anni: più emozionanti i campionati di lotta salvezza o questi da Europa?
«Sicuramente gli anni del Gasperini, con la Champions, le vittorie a Liverpool e Amsterdam. Peccato solo per gli stadi vuoti in imprese come Valencia con Ilicic. Giocatori forti ne abbiamo visti anche prima (Morfeo, Inzaghi, Vieri, Caniggia, Stromberg), e belle partite l’Atalanta ne ha sempre fatte; ma negli ultimi anni c’è stata una continuità ad alto livello che prima mancava».
Un giocatore su tutti, il più rappresentativo dell’Atalanta?
«Difficile. Dipende dai periodi. Negli anni ’80–’90 Glenn Stromberg; Roberto Donadoni tra i talenti più brillanti; andando ancora indietro Angelo Domenghini e Gaetano Scirea. Poi Filippo Inzaghi capocannoniere. Nell’Atalanta del Gasp il segreto era il gruppo, con elementi di alta qualità come Ilicic, il Papu, Zapata, Retegui. E oggi il gruppo dimostra ancora solidità con la vecchia guardia (Pasalic, De Roon, Djimsiti) e i giovanissimi Bernasconi e Ahanor, oltre a De Ketelaere».
I prossimi due impegni: Slavia Praga in Champions e Lazio in campionato.
«Per l’Inter con lo Slavia Praga è stata una passeggiata; l’Atalanta non è l’Inter e non ha la stessa facilità di gol in questo momento, ma non credo avrà troppi problemi a battere i cechi: sulla carta c’è differenza di qualità. Servono umiltà e attenzione, come dice Juric, ma se gioca come col Como dovrebbe vincere con lo Slavia e anche con una Lazio che, al momento, non mi sembra quella dei tempi migliori di Sarri. Se i valori sono quelli visti, si può fare en plein con entrambe».
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