Nella sala stampa del Centro Bortolotti, circondato dai vertici dell’Atalanta – dal presidente Antonio Percassi all’AD Luca Percassi, fino al co-chairman Stephen Pagliuca –, Ivan Juric inizia ufficialmente la sua avventura nerazzurro. Sereno e deciso, il tecnico croato spiega le sue idee, affronta le inevitabili domande sul peso dell’eredità lasciata da Gian Piero Gasperini e traccia la rotta per una stagione che vedrà la Dea impegnata anche in Champions League. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Mister Juric, è la sua prima esperienza in Champions League. Come si prepara a questa grande sfida, considerando anche l’eredità che le lascia Gasperini?
«È un’opportunità straordinaria per me. Non provo timore, ma tanta curiosità: affronteremo le migliori squadre d’Europa e voglio studiarle bene, prepararci in modo meticoloso. Raccogliere il testimone di Gasperini, che è stato un maestro per me, non mi pesa affatto. È una spinta ulteriore per continuare a vincere».
A livello umano, cosa ha provato quando ha ricevuto la chiamata dell’Atalanta dopo una stagione complicata?
«È stato un misto di stupore e grande soddisfazione. Venivo da un anno deludente sul campo, è vero, ma questa chiamata l’ho sentita come un’occasione rara, una sorta di rivincita personale. Ho voglia di ripartire da zero, con entusiasmo e determinazione, per dimostrare il mio valore».
Che tipo di rapporto intende instaurare con uno spogliatoio che viene da stagioni ad altissimi livelli?
«Sarò me stesso, diretto e sincero. Questo club ha già una solida cultura del lavoro, e io sono convinto che con la chiarezza e l’onestà si possa costruire un legame forte con i giocatori. Inizieremo conoscendoci, ma le premesse sono molto positive».
Gasperini le ha dato qualche consiglio specifico prima di iniziare?
«Ci siamo incrociati proprio stamattina, e mi ha detto che non vuole condizionarmi troppo. È giusto così: ognuno ha il suo stile. Certamente lui ha creato un ambiente perfetto per lavorare e vincere, e questo è un grande vantaggio per me».
Cosa cambierà nella sua Atalanta rispetto a quella vista con Gasperini? E c’è un giocatore in particolare che non vede l’ora di allenare?
«Lo stile di gioco resterà simile, aggressivo e verticale. Però, naturalmente, ognuno porta le sue idee e il suo modo di interpretare il calcio. Non mi focalizzo su un singolo calciatore, perché l’intera rosa è di altissimo livello. Non vedo l’ora di lavorare con tutti».
Si è già fatto un’idea sulle strategie di mercato? Ad esempio, la suggestione Retegui-Scamacca è percorribile?
«Al momento non abbiamo parlato di combinazioni specifiche, valuteremo tutto nei prossimi giorni. Devo dire che guardando la rosa attuale, non vedo grandi necessità. È già molto completa».
Vedere la dirigenza al completo qui oggi le dà ancora più motivazione?
«Assolutamente sì. Ho avuto subito la sensazione di essere entrato in una grande famiglia, coesa e determinata. Conoscere anche il presidente Pagliuca, che porta una visione diversa, quella americana dello sport, è stato davvero interessante».
Lei arriva da Spalato, città passionale legata visceralmente alla propria squadra, proprio come Bergamo. Ha notato già questa similitudine?
«Sì, Bergamo ha un grande calore, l’ho percepito tante volte da avversario. Ma Spalato per me resta unica e insuperabile (ride, ndr), è qualcosa di speciale che porto sempre nel cuore».
Quali sono le priorità sul mercato: rinforzare la difesa o altri reparti?
«Abbiamo iniziato a parlarne, ma ribadisco che il gruppo attuale mi piace molto. Non credo servano interventi massicci, solo qualche eventuale ritocco per perfezionare una rosa già di qualità».
Con una sola parola, come vuole che sia la sua Atalanta?
«Vincente».
Cosa le rimane delle esperienze negative alla Roma e al Southampton?
«Sul campo non è andata bene, è vero, ma sul piano personale e formativo ho imparato moltissimo. A Roma ho lavorato con campioni e scoperto dinamiche di un club prestigioso; in Premier League ho apprezzato il livello altissimo dei giocatori e l’organizzazione eccezionale. Mi sento migliorato e arricchito, nonostante tutto».
Qual è l’obiettivo concreto della prossima stagione?
«Proseguire il percorso tracciato dall’Atalanta in questi anni: restare ad alti livelli, essere competitivi sempre, in Italia e in Europa».
Quindi nessuna paura per la Champions League, solo voglia di affrontarla?
«Esatto, nessun timore, ma grande curiosità. È una competizione affascinante, sarà una sfida bellissima anche per me».
Dopo due stagioni difficili, finalmente avrà l’occasione di costruire la squadra fin dalla preparazione estiva. Quanto può incidere questo fattore?
«Tantissimo. Arrivare a stagione in corso non è mai semplice, perché trovi una squadra con abitudini diverse. Partire dall’inizio, impostando subito il proprio metodo di lavoro e le proprie idee, fa tutta la differenza del mondo».
Vista la qualità delle squadre concorrenti e i cambi in panchina, crede che quest’anno sarà ancora più difficile lottare ai vertici?
«Sicuramente sì. Molte società si stanno rafforzando e anche quelle meno blasonate sono sempre più competitive. Sarà una stagione durissima, ma siamo pronti alla sfida».
Scamacca sarà un punto fermo nel suo progetto?
«Finora non ho affrontato questo tema con la società. È prematuro parlarne».
Se dovesse scegliere tra Ederson e Lookman, chi preferirebbe tenere?
«Entrambi, senza dubbio (sorride, ndr)».
C’è qualcosa che ha appreso dalla Premier League che vorrebbe trasferire in Serie A?
«Sì, il calcio inglese mi ha colpito per l’attenzione maniacale verso le statistiche e le situazioni da calcio piazzato. Voglio portare questi dettagli nel mio modo di lavorare».
Cosa vuole dire ai tifosi dell’Atalanta che oggi hanno esposto lo striscione “La maglia sudata sempre”?
«Dico loro che la penso esattamente allo stesso modo. La mia Atalanta correrà, lotterà e suderà fino all’ultimo secondo. È la promessa che faccio ai nostri sostenitori».
© Riproduzione riservata
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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