Per la prima volta dopo 12 anni lo scudetto si assegna all’ultima giornata. Ed è bellissimo che si torni alla suspence: pensate che mai nella storia del campionato a girone unico si era dovuto attendere così tanto per un finale all’ultima partita. Anche se certo il thrilling è minore rispetto ad altri finali, perché la squadra più in forma è quella avanti e ha a disposizione 2 risultati su 3 giocando l'ultima contro un avversario in calo.
Nella storia della Serie A per 27 volte il titolo è rimasto in bilico fino all’ultima giornata, e solo 4 volte su 27 c’è stato il ribaltone finale: la Juventus del 5 maggio sull’Inter, la Lazio del diluvio di Perugia sulla Juventus, la Juve del 1967 sull’Inter crollata a Mantova con la papera di Sarti, e di nuovo la Juve del 1973 sulla fatal Verona del Milan. Dunque oltre la Juventus solo la Lazio è riuscita a fare il sorpasso finale, mentre Milan e Inter sono state capaci di perderlo, i nerazzurri addirittura due volte.
E’ molto poco per crederci per l’Inter, e lo è soprattutto perché il Milan vola non solo sull’entusiasmo, ma anche sulla consapevolezza, che è l’arma migliore.
Il capolavoro di Pioli, e di Maldini, e di Massara, ha già gettato le basi per il prossimo anno approntando l’arrivo di Origi, ed essendo vicino a quelli di Botman e Renato Sanches. Eppure circa un duecento milioni (non poco, in un affare da un miliardo e duecento milioni) che ballano nella trattativa con Investcorp rischiano di creare un disservizio alla dirigenza milanista in sede di mercato. La proprietà Elliot gioca al rialzo, il fondo del Bahrain chiede una differente valutazione causa incertezze sullo stadio, ma è altamente determinata a chiudere. Però Elliot è uno dei più infrangibili negoziatori al mondo, ed è difficile vedere elargire finanziamenti da una proprietà in uscita, soprattutto se così oculata poi. Va bene che Maldini & Massara son due fenomeni, ma non gli si può chiedere di fare (altri) miracoli, e il Milan rischia di perdere il vantaggio accumulato in anticipo sul mercato, aspettando che la trattativa si chiuda.
Nel frattempo ha fatto dietrofront la Juventus: come non detto, niente giovani, giocatori subito pronti, anche troppo. Quasi fatta per Di Maria a 7.5 milioni e mezzo per due anni (davvero tanto), l’offerta a Perisic c’è anche se la partita è da giocare, ma soprattutto si gioca su Pogba. Proposta da 8 milioni di € all’anno, che però è poco più della metà di quanto il Polpo abbia percepito al suo ultimo anno al Manchester United. Mentre il PSG offre uno stipendio praticamente simile al francese. E allora va bene il cuore e gli ottimi rapporti, ma si sta chiedendo a Pogba di tagliarsi del 50% il proprio salario, probabilmente nell’ultimo grande contratto. Se si pensa poi che Paul abbia giocata in carriera in Inghilterra, Italia, di nuovo Inghilterra, e che adesso gli si proponga di tornare nel proprio paese per la prima volta e perfino a Parigi, allora si capisce quanto impervia sia la via per la Juventus. Al di là delle considerazioni sull’opportunità o meno di richiamare Pogba, ‘vincere’ questa trattativa per la dirigenza juventina sarebbe davvero notevole.
Anche perché Parigi è in bilico: Mbappé tiene tutti con il fiato sospeso sulla sua scelta, anche se l’attesa sembra rispondere ai tempi adatti per non disturbare l’approccio del Real Madrid alla finale di Champions. Dovesse andarsene, il PSG dovrebbe reagire prepotentemente, e gli stessi Leonardo ma perfino Nasser sarebbero sottoposti allo scrutinio della proprietà massima. E dunque non solo a quel punto sarebbe decisiva la controffensiva per Pogba (non dimenticate che se la scuderia Raiola ha ottimi rapporti con la Juventus, beh quelli con il PSG sono addirittura eccellenti), ma ci vorrebbe un colpo in attacco che almeno possa lenire il bruciore per l’eventuale partenza di Mbappé.
Con Lewandowski già d’accordo con il Barcellona - in attesa che venga formulata l’offerta da 40 milioni che chiede il Bayern - tra le idee del PSG (e sono tante) ce ne sono due sostanziose per un verso o per un altro: Cristiano Ronaldo, per assemblare un attacco da playstation, ma un’idea che potrebbe essere abortita per non irretire ovviamente la serenità di Messi; e Lautaro Martinez, soluzione non glam ma che Leonardo si giocherebbe come nuovo Cavani, uno sempre stato amatissimo dai tifosi a Parigi.
La valutazione del Toro è giustamente 120 milioni: del resto la clausola per l’estero era a 110, e sicuramente l’argentino ha migliorato il suo rendimento, salito a ben 21 gol solo in campionato, a 24 anni. Ma potrebbe essere una idea anche fin troppo ragionata per una situazione in fibrillazione che si verrebbe a creare a Parigi se accadesse quello che sembra ormai ineluttabile…
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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