Nel cuore della notte tedesca, tra i sorrisi ritrovati e la consapevolezza di aver compiuto un passo decisivo, la voce di Ederson risuona come quella di un leader tecnico ed emotivo. Il centrocampista brasiliano, autore di una prova sontuosa condita dal gol del 3-0, si presenta in Mixed Zone non solo per commentare una vittoria, ma per certificare l'inizio di una nuova era. Con un'onestà disarmante, Ederson ammette le difficoltà della transizione post-Gasperini, riconosce il momento critico in campionato, ma traccia una linea netta: la notte di Francoforte è l'anno zero. Tra i segreti del dialogo con Palladino e il recupero fisico ormai completato, ecco l'analisi lucida di uno dei pilastri della Dea. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Ederson, il risultato di stasera è netto, ma la prestazione racconta molto di più. Possiamo dire che a Francoforte si è finalmente rivisto l'entusiasmo dei giorni migliori?
«Assolutamente sì. In questa partita siamo riusciti a fare decisamente meglio rispetto alle ultime uscite. È innegabile che quando arriva il risultato pieno e si fanno gol, tutto diventa più facile: per i tifosi e per l'ambiente è più semplice percepire visivamente l'entusiasmo e l'intensità che abbiamo messo in campo. Stasera tutto questo si è visto chiaramente».
C'è un dato che salta all'occhio: l'Atalanta vince e convince in Champions League, mentre fatica terribilmente in Serie A. Come ti spieghi questa discrepanza e come si inverte la rotta?
«È vero, in campionato stiamo attraversando un momento non bello, ma proprio per questo la vittoria di stasera assume un valore capitale. La fiducia che stiamo sentendo adesso, questa energia positiva, è fondamentale. Dobbiamo essere bravi a trasferirla immediatamente anche nelle gare di Serie A. Vi dico una cosa forte: noi mentalmente consideriamo quella di stasera come la "prima vittoria" della stagione. Con il cambio di allenatore, le nuove idee e il nuovo ambiente, è come se fossimo ripartiti da zero. Mettiamo in cassaforte questo successo come il primo tassello e ora andiamo in campionato per cercare quella che, nella nostra testa, deve essere la seconda vittoria di questo nuovo ciclo».
Hai parlato di nuovo ambiente. Quanto ha inciso l'arrivo di Palladino nel ritrovare questa fiducia e che tipo di rapporto ha instaurato con voi giocatori?
«L'impatto è stato determinante. Il mister ci porta tanta fiducia e, soprattutto, ci lascia molto liberi, anche nel dialogo. Lui è un tecnico che chiede sempre il parere dei giocatori: vuole sapere cosa pensiamo, anche durante la partita stessa. Se vede che qualcosa non va, ci chiede cosa sentiamo noi dal campo. C'è un confronto continuo: lui ascolta le nostre sensazioni, poi ovviamente decide filtrando tutto attraverso le sue idee. Questo dialogo aperto ci responsabilizza e porta grande sicurezza a tutto il gruppo».
Finalmente è arrivato anche il tuo gol, la ciliegina sulla torta. È cambiato qualcosa nel tuo modo di stare in campo o è solo questione di opportunità?
«Il gol lo volevo da un po', lo cercavo. Nelle scorse settimane, però, il momento della squadra richiedeva altro: dovevo lavorare di più "sporco", correre il doppio per coprire e cercare di non prendere gol, lasciando il compito di segnare agli attaccanti. Adesso che siamo in un momento di maggiore fiducia e ci sentiamo più liberi mentalmente, ho trovato lo spazio per buttarmi dentro. Mi sono inserito, la palla è arrivata e ho segnato. Spero di continuare così, anche se so di dover migliorare ancora qualcosina in fase difensiva, specialmente nei recuperi, per tornare ai livelli dei miei ultimi tre anni».
Hai citato il passato. Quanto è stato difficile gestire la transizione dopo un ciclo lunghissimo come quello di Gasperini?
«Bisogna essere onesti: un cambio del genere, dopo nove anni di gestione Gasperini, è un evento enorme. È assolutamente normale che ci siano delle difficoltà di adattamento quando arriva un nuovo allenatore con idee diverse. Serve tempo. Ma adesso ci stiamo preparando bene, stiamo assimilando i nuovi concetti e piano piano stiamo ritrovando il nostro gioco. Oggi vedendo Charles [De Ketelaere], Lookman e tutti gli altri, ho avuto la sensazione che stiamo tornando a essere l'Atalanta degli ultimi tre anni. La strada è quella giusta».
Chiudiamo con le tue condizioni. L'infortunio è ormai un ricordo lontano? A che punto sei fisicamente?
«Mi sento bene. A dire il vero, pensavo di recuperare la condizione ottimale un po' più velocemente; invece nelle prime gare sentivo sempre un po' di stanchezza nel finale, il che è fisiologico dopo uno stop. Ho dovuto lavorare sodo, ma adesso posso dire di essere al 100%. Il ginocchio non mi dà più alcun problema, non sento più niente. Ho fatto tutto il percorso necessario e ora sono al massimo per aiutare la squadra».
Parole che pesano come macigni, quelle di Ederson. Il brasiliano archivia il passato senza rinnegarlo, ma abbraccia con convinzione il nuovo corso targato Palladino. L'Atalanta ha ritrovato il suo motore di centrocampo e, con lui, la convinzione di poter essere protagonista su ogni fronte.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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