Atalanta-Lazio non sarà la solita partita. La sensazione è che a Bergamo si confronteranno due mondi calcistici che, pur partendo da radici differenti, si sono ritrovati nella stessa evoluzione: un calcio verticale, dinamico, profondo. Juric e Sarri hanno trasformato le loro squadre in macchine da transizione: meno possesso, più campo da attaccare, più ferocia nel recupero e nel ribaltamento d’azione. Il croato, per convinzione. Il tecnico toscano, per adattamento. Il risultato è una sfida che promette ritmo e intensità, un festival del “mordi e fuggi” come raramente si è visto in Serie A.
L’ATALANTA DI JURIC – Il nuovo corso nerazzurro è un’evoluzione della filosofia gasperiniana, non una rottura. Juric ha preservato l’identità aggressiva della Dea, ma con un equilibrio più marcato e una maggiore attenzione ai tempi di copertura. L’obiettivo? Essere compatti, riconquistare palla e lanciare immediatamente la verticalità dei suoi interpreti.
La squadra nasce dalle accelerazioni e dagli strappi, soprattutto sugli esterni: Bellanova e Zappacosta quando si tratta di spingere e cercare il fondo, Zalewski quando serve entrare dentro il campo per creare superiorità. Dietro di loro, i colpi di genio di De Ketelaere e Samardzic, i dribbling di Lookman e le fiammate di Sulemana, due frecce capaci di cambiare la velocità della partita in un attimo.
Non è un caso che l’Atalanta sia seconda in Serie A per attacchi diretti (13): azioni che nascono nella propria metà campo, si sviluppano in verticale e si concludono con un tiro o un tocco in area. Il rammarico, per ora, è che nessuna di queste manovre abbia ancora portato a un gol.
LA LAZIO DEL CAMBIAMENTO – Sul fronte opposto, anche la Lazio ha cambiato pelle. Sarri, da sempre fautore del possesso ragionato e del fraseggio corto, ha accettato la trasformazione per necessità. Gli infortuni, il mercato incompleto e le difficoltà nel trovare palleggiatori puri lo hanno spinto verso un calcio più diretto.
Oggi la Lazio è la squadra che gioca più in verticale in tutta la Serie A: 956 passaggi in avanti e 3 gol nati da contropiede, un dato sorprendente per chi era abituato a un calcio di controllo. Cataldi è la prima catapulta, Guendouzi il grimaldello che apre spazi e accelera il gioco. Sulle corsie laterali, Tavares e Cancellieri rappresentano le due armi principali: il primo spinge con forza, il secondo sta vivendo un momento di grazia e sarà protagonista nel duello ad alta velocità con Ahanor, nuova gemma difensiva della Dea.
VERTICALITÀ CONTRO VERTICALITÀ – È il paradosso di questa Serie A moderna: due allenatori che per anni hanno rappresentato filosofie opposte si ritrovano oggi sullo stesso piano, educando le proprie squadre alla profondità e alla rapidità. Juric spinge per scelta tecnica, Sarri per adattamento strategico, ma entrambi condividono la ricerca di un calcio immediato, feroce, fatto di ripartenze e transizioni.
Sarà una sfida di pressing e recuperi, di scatti e ripiegamenti, di campo da divorare in pochi secondi. Una partita dove il pallone difficilmente troverà tregua, e dove vincerà chi saprà trasformare la verticalità in precisione.
Da Gasperini a Juric, da Sarri a questa sua versione “2.0”, Atalanta-Lazio racconta la metamorfosi del calcio italiano: meno costruzione, più istinto, più corsa. La Dea e i biancocelesti si ritrovano così simili da sembrare specchi l’uno dell’altro. A decidere, come sempre, sarà il dettaglio: un recupero, un lancio, una transizione perfetta. E a Bergamo, il campo promette di essere una pista d’atterraggio per due squadre che ormai vivono solo di velocità.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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