Quando parla dell’Atalanta, Lukas Vorlicky si ferma, sorride, e la voce gli trema appena. «Sono diventato uomo a Bergamo», racconta l’attaccante ceco classe 2002 ai microfoni di Bergamonews. Sette anni vissuti tra la primavera nerazzurra, gli infortuni e il sogno realizzato dell’esordio in Serie A. Sette anni che lo hanno segnato dentro e fuori dal campo.
Arrivato in Italia a soli 15 anni, dallo Zbrojovka Brno, Vorlicky aveva tante offerte, persino da Inter e Juventus. Ma scelse l’Atalanta, seguendo il cuore e l’istinto. «Mi convinse l’approccio umano del club: all’Atalanta non formano solo calciatori, ma uomini. Lo studio, la scuola, l’educazione: tutto contava. E io, grazie a loro, ho imparato presto l’italiano e a capire cosa significa lavorare per migliorarsi ogni giorno».
L’ESORDIO IN SERIE A – “Un sogno coronato, ma pieno di vuoto dentro”
Nel febbraio 2023 il momento che ogni ragazzo sogna: l’esordio in Serie A con Gian Piero Gasperini. Tre partite con la prima squadra, tra emozione e orgoglio. «È stato il coronamento di sette anni di sacrifici, ma dentro sentivo anche tanto vuoto. Gli infortuni mi avevano portato via troppo». Perché dietro quel sorriso pulito c’è un calvario lungo sei anni: cinque operazioni al ginocchio, dolori cronici e diagnosi sbagliate. «Mi dicevano che ero fragile mentalmente, ma chi è debole non si rialza cinque volte dopo un intervento chirurgico. Ho sofferto tanto, ma non ho mai mollato».
LA VERITÀ SUL GINOCCHIO – “Il crociato era stato ricostruito male”
Il problema, scoperto solo nel 2024, era nascosto in un dettaglio: un legamento crociato troppo corto e inserito in modo errato nell’osso. Una pressione anomala sulla cartilagine che gli ha rovinato anni di carriera. «In Germania ho trovato il medico che mi ha salvato. Mi ha detto la verità: se volevo continuare a giocare, dovevo rifare tutto. È stato il restart della mia carriera, ma anche della mia vita». Lo Slavia Praga gli ha dato fiducia, aspettandolo nei momenti più bui. «Mi hanno sempre sostenuto, mi hanno detto che credevano in me, come aveva fatto l’Atalanta. Oggi posso dire di stare finalmente bene. Gioco, segno e mi diverto».
L’ATALANTA NEL CUORE – “Non riesco a tornare, troppo dolore”
Quando gli si chiede di Atalanta–Slavia Praga, in programma a Bergamo, Vorlicky abbassa lo sguardo. Non sarà in lista UEFA e non sarà presente allo stadio. «Non ce la faccio. Guardare quella partita mi farebbe troppo male. Bergamo è casa mia, lì ho lasciato un pezzo di cuore. In tanti mi hanno voluto bene, dentro e fuori la società, ed è questo che mi porterò sempre dietro».
IL RILANCIO – “Ora sto bene, e il meglio deve ancora venire”
Oggi Lukas sta tornando a essere il giocatore che prometteva di diventare. Sei partite e quattro gol tra prima squadra e seconda divisione. Entra spesso dalla panchina, ma incide sempre. «Mi sento il dodicesimo uomo, entro quando la partita si apre e posso sfruttare la mia velocità. Sto ritrovando fiducia e creatività». L’esclusione dalla Champions? «Mi è dispiaciuto, ma l’ho accettata. So che lo Slavia crede in me, e voglio ripagare questa fiducia. Il mio obiettivo è semplice: dimostrare finalmente chi sono davvero».
UNO SGUARDO AL FUTURO – “Tornare in Italia sarebbe un sogno”
Il legame con la Dea non si è mai spezzato. «Guardo tutte le partite dell’Atalanta. Gasperini mi ha insegnato tanto: il dettaglio, la tecnica, la mentalità. Ora vedo Juric, un grande allenatore. L’Atalanta è cambiata, ma i suoi principi sono rimasti». E se un giorno tornasse in Italia? «Sarebbe un sogno. Non so dove mi porterà il futuro, ma so che Bergamo sarà sempre la mia casa calcistica. Ora però penso solo allo Slavia: voglio vincere e riconquistare la Champions con loro».
Dopo anni di silenzi, sale operatorie e paure, Lukas Vorlicky ha ritrovato se stesso. È tornato a sorridere, a giocare, a credere nel futuro.
La Dea, da lontano, può solo applaudirlo: perché quel ragazzo ceco, arrivato a 15 anni e cresciuto tra le mura di Zingonia, resterà per sempre un figlio di Bergamo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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