Il settore del betting in Italia continua a muoversi in una zona grigia che genera più dubbi che certezze. Secondo la ricerca della Luiss Business School, presentata a Roma durante l’evento “Mercato legale e gioco pubblico: il ruolo dell’industria” organizzato da Agic-Confindustria, quasi il 15% dei giocatori utilizza inconsapevolmente operatori illegali. Una quota che racconta la difficoltà, per i consumatori, di distinguere tra piattaforme autorizzate e non.

GIOVANI E RISCHI – A preoccupare maggiormente è il comportamento delle fasce più giovani. Oltre un terzo dei giocatori tra i 18 e i 34 anni sceglie infatti operatori illegali, dimostrando scarsa consapevolezza (o volontà) nel valutare la correttezza dei canali usati. Lo scenario è ancora più critico tra i cosiddetti giocatori “vulnerabili”: il 26% ammette di rivolgersi a canali non autorizzati, una percentuale tripla rispetto agli utenti considerati “non a rischio”.

IL DECRETO DIGNITÀ SOTTO ACCUSA – I dati mettono in discussione l’efficacia del Decreto Dignità, che dal 2018 vieta la pubblicità del gioco d’azzardo con l’obiettivo di combattere la ludopatia. In realtà, il divieto ha prodotto un effetto indesiderato: la crescita della confusione e, di conseguenza, del mercato illegale. Oggi il volume del gioco non autorizzato tocca i 25 miliardi di euro, con perdite pesanti sia per lo Stato sia per il mondo dello sport.

IL CALCIO SENZA SPONSOR – La Serie A è tra i settori più penalizzati. Dal 2019 al 2025 si stimano circa 600 milioni di euro di mancati introiti legati al divieto di partnership con operatori del betting. Una rinuncia che ha messo in difficoltà i club italiani, mentre all’estero le società calcistiche continuano a beneficiare di sponsor del settore, accentuando il divario competitivo.

LE PROSPETTIVE – La Federcalcio e le società calcistiche chiedono da tempo al governo di rivedere la normativa - spiega La Gazzetta dello Sport -, introducendo misure più concrete contro l’illegalità e forme di sostegno alla sostenibilità del sistema sportivo, come il riconoscimento di un “diritto d’autore” (pari all’1%) sugli eventi oggetto di scommesse. Il ministro per lo Sport Andrea Abodi si è dichiarato favorevole a un confronto meno ideologico e più pragmatico, ma al momento non è stato dato alcun via libera parlamentare.

La fotografia scattata dallo studio Luiss è chiara: l’attuale quadro normativo non ha fermato il gioco illegale, ma ne ha favorito la crescita. Il nodo, ora, è politico: serve un dibattito nuovo, pragmatico, che sappia proteggere i giocatori e allo stesso tempo riportare trasparenza e risorse in un settore cruciale per lo sport italiano.

Sezione: Altre news / Data: Gio 25 settembre 2025 alle 09:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print