C’è stato un tempo in cui Rasmus Højlund voleva essere Haaland. Stesso fisico asciutto, stessa fame di gol, la stessa idea di attaccare lo spazio a testa bassa. Oggi, al Napoli, il danese si scopre molto più vicino a Romelu Lukaku, almeno nei movimenti e nell’interpretazione del ruolo. Perché il biondo che aveva idealizzato il norvegese somiglia sempre più al belga: spalle larghe, protezione della palla, allungo e necessità di avere il campo davanti. Un centravanti che rifinisce, lega il gioco e poi va a colpire.

IL LAVORO OSCURO – La cifra del suo calcio sta proprio lì: generosità e disciplina, il muoversi tra area e centrocampo per creare spazi a sé e agli altri. Vieni incontro, appoggi, riparti. Una meccanica da pistone, che non ha la potenza brutale di Haaland né la tecnica sublime di Cristiano Ronaldo, ma che porta comunque alla porta. Højlund è un motore a scoppio, come Lukaku: uno si è inceppato, l’altro ha appena acceso il turbo.

LA NOTTE DELLO SPORTING – È successo di nuovo contro lo Sporting Lisbona: prima un tunnel chirurgico per infilare Rui Silva, poi l’incornata che ha mandato in visibilio il Maradona. Due gol da bomber vero, ma con la leggerezza di chi sembra trovarsi lì quasi per caso. La faccia da ragazzino contrasta con il corpo da centravanti. La notte europea ha certificato la metamorfosi: non più l’aspirante Haaland, ma un Lukaku più giovane e affamato.

LA CORNICE DI DE BRUYNE – Poi c’è l’altra costante - spiega La Gazzetta dello Sport -, quella che unisce i grandi bomber: avere un compagno che sappia accendere la luce. Per Haaland e Lukaku è stato De Bruyne, oggi per Højlund lo è ancora il belga, faro del nuovo Napoli. «Nutrilo di palloni», avrebbe suggerito lo stesso Haaland a Kevin. E Kevin obbedisce: traiettorie disegnate, aperture di campo, geometrie che diventano occasioni. Højlund è pronto a raccogliere l’eredità di chi lo ha preceduto.

I “BIONDI DI NAPOLI” – Il suo arrivo ha creato un’inedita colonia nordica all’ombra del Vesuvio. Non solo il danese, ma anche De Bruyne, McTominay e Lobotka: quattro chiome chiare che danno al Napoli un tocco da Europa del Nord. Un filo che lega la città del Sud al calcio scandinavo, in un ossimoro che funziona. Come scrisse Brera degli ungheresi di Puskas, «napoletani biondi». Oggi, con Højlund, quella definizione trova nuova vita.

RINASCITA – Il valore più grande, però, è psicologico. Uscire dal Manchester United con un sogno interrotto e ritrovarsi a Napoli, in un campionato meno scintillante ma più autentico, gli ha permesso di ricostruirsi. Lì dove non era straordinario, qui può diventarlo. Perché spesso non sei tu a scegliere il posto giusto: è il posto giusto che sceglie te. E Højlund sembra aver trovato la sua casa.

Rasmus Højlund è ancora a metà strada tra i suoi modelli, ma già abbastanza per lasciare un segno. Non sarà Haaland, forse non sarà Lukaku: ma è diventato l’Højlund del Napoli. E questo, per ora, basta e avanza.

Sezione: L'angolo degli ex / Data: Sab 04 ottobre 2025 alle 11:45
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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