L'allenatore Roberto Donadoni è intervenuto in diretta su TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Si comincia con il bilancio dell'esperienza allo Shenzhen, in Cina: "Direi che è stata bella, anche se avrei voluto terminarla in maniera differente. Purtroppo ho dovuto lavorare con un general manager, subentrato nella seconda parte, del quale non condividevo strategie e modi di fare, alla fine ho preferito lasciar perdere. Sono rimasto però impressionato dalla loro realtà".
Contento di essere stato preso in considerazione dal Cagliari?
"Molto. Mi ha fatto piacere e ringrazio Giulini che mi ha contattato, abbiamo parlato: ho ritenuto che non ci fossero le condizioni per iniziare quest'avventura, nonostante io a Cagliari ci sia stato, e anche molto bene. Proprio per l'affetto che mi hanno dimostrato i tifosi, ho creduto che il passo non potesse essere affrontato. Fosse successo un mese, un mese e mezzo fa, come ho detto al presidente, avrei accettato. Adesso, per come lavoro io e la voglia che ho, non c'era la tempistica ideale".
Ci avrebbe mai creduto ad un Atalanta-Real Madrid?
"Probabilmente no, ed è semplicemente meraviglioso. Vorrei tanto poter essere sugli spalti per ammirare una partita di questo tipo, sarebbe un'occasione imperdibile. Purtroppo le condizioni non ci sono, e dovrò vederla alla tv, ma la realtà di Bergamo è fantastica e spero facciano al contrario dell'anno scorso col PSG".
Quanto conta il lavoro di Percassi? E Gasperini?
"C'è di tutto, ognuno opera nel suo ruolo. Non a caso ottengono risultati: il motivo è nella solidità della base. Indiscutibili i meriti dell'allenatore, quelli della dirigenza di aver saputo anno dopo anno andare a prendere i giocatori adatti al suo gioco. Un lavoro di team a 360 gradi".
Si abusa della costruzione dal basso oppure no?
"Il discorso è più complesso... Fondamentale conoscere bene le caratteristiche non solo tecniche ma anche umane dei propri giocatori, e riuscire a convincere i propri ragazzi nell'attuare una certa tipologia di gioco. Credo che costruire dal basso sia una crescita, ci vuole però il giusto bilanciamento per non eccedere né in un verso né nell'altro, ma l'idea mi piace molto: quanto più hai il pallino del gioco, più difficoltà potrai creare agli avversari. Ma leggendo bene le situazioni".
Sta cambiando qualcosa nell'approccio coi giovani italiani?
"Penso di sì. Magari l'assenza di pubblico avvantaggia, ma la realtà è che i club traggono benefici in ogni senso dal tirare su i propri giovani. Qualcosina si è smosso, anche per la Nazionale non serve fare chissà quale percorso: giusto che i giovani si creino la propria strada e facciano certe esperienze. Dobbiamo smetterla di ragionare così, o rischiamo di rimanere un passo indietro: quello che sta facendo il ct Mancini, e anche qualche club, è importante. Fatemi dire un'ultima cosa".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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