Krstovic, il centravanti che deve imparare a mordere

Certe partite ti restituiscono una fotografia nitida: Nikolaj Krstovic non si è risparmiato un attimo all’Allianz Stadium, ha fatto a sportellate con Bremer e Kelly, ha rincorso palloni impossibili, ha lavorato da boa e da primo difensore. È stato un riferimento costante per i compagni, utile nel dare respiro alla manovra e nel far salire la squadra. Ma è altrettanto vero che, quando si gioca contro avversari di livello assoluto, la differenza la fa quel singolo episodio trasformato in gol.

Krstovic la sua occasione l’ha avuta: un pallone servito a dovere, da attaccante vero. Il montenegrino ci ha provato, ma ha sprecato, strozzando la conclusione. Dettagli, si dirà. Ma sono proprio questi dettagli a separare un centravanti generoso da un campione che cambia il destino delle partite.

Juric lo ha elogiato, sottolineandone l’impatto e la linearità di gioco: l’Atalanta oggi ha bisogno di lui, soprattutto con Scamacca ai box. La crescita di Krstovic sta già nei numeri e nella continuità, ma per diventare davvero decisivo deve acquisire quella cattiveria sotto porta che ancora non è il suo marchio di fabbrica. Non basta essere presenti, servire sponde, tenere palla: bisogna incidere, segnare anche quando la partita regala una sola palla buona.

La sensazione, però, è che il tempo giochi a suo favore. La stagione è lunga, e il percorso con l’Atalanta lo mette nelle condizioni ideali per affinarsi. A 24 anni non è più un ragazzino, ma ha margini enormi: se riuscirà a trasformare in reti il lavoro sporco che già svolge con continuità, potrà compiere il salto che tutti aspettano.

All’Allianz, Krstovic ha mostrato personalità, forza e sacrificio. Ora deve aggiungere l’istinto del killer d’area, la capacità di essere letale nel momento che conta. Perché un centravanti dell’Atalanta, oggi, non può accontentarsi di essere solo utile: deve imparare a mordere.