Lo 0-3 di San Siro tra Milan e Atalanta dovrebbe dare la giusta dimensione alle due squadre. Invece non è assolutamente così, come già visto con la Juventus proprio al Meazza. Gli uomini di Pioli non hanno pressione - quasi incredibile - e basterebbe il quarto posto per esultare alla fine della stagione. Quelli di Gasperini partono sempre per la salvezza, Percassi dixit, mentre girano a quota 36 e virtualmente potrebbero puntare (molto) in alto, almeno fino alla prossima partita. A gennaio il Milan ha acquistato Mandzukic, Tomori, Meité (che probabilmente non serve a granché, non era meglio Gomez?) e aggiungerà un terzino sinistro. A gennaio l'Atalanta perde Piccini, per cui si era speso Gasperini con una telefonata - e i nerazzurri avevano cercato di mandare, invano, un osservatore agli allenamenti del Valencia per capire se aveva recuperato - poi Mojica, ma entrambi vengono sostituiti con Maehle. E poi perdono il più forte giocatore della loro storia.
Perché Alejandro Gomez è con ogni probabilità meglio di Stromberg, di Caniggia, di Gustavsson, di Jeppson. Alla storia passerà solamente come chi toglie il like alle foto di squadra, a metà organico, all'amico Ilicic. Sportivamente è riduttivo pensare a una cosa del genere ed è impensabile che Gomez non sia stato felice per i suoi (ex) compagni ieri sera. L'Atalanta vince 3-0 contro il Milan senza il proprio miglior calciatore, che sarà venduto e non sostituito. In una squadra che punta i primi posti probabilmente succederebbe una rivoluzione, la richiesta sarebbe quella di avere uno all'altezza. A Bergamo non succede: i Percassi le hanno imbroccate tutte dal 2016, straordinari. Però essere ai massimi livelli per cinque anni e non puntare mai qualcosa in più rischia di essere un enorme rimpianto. Alzare le coppe conta più del bel gioco.
Inter e Milan quindi finiscono a zero, ma rimangono nei primi posti della classifica. La Juventus ha vinto la Supercoppa Italiana, probabilmente ha moltissimi problemi, ma gode di un credito esagerato dovuto anche ai nove Scudetti consecutivi. Così la Juve potrà rientrare sempre perché la rosa è migliore (almeno sulla carta e sul labiale altrui) rispetto agli altri. Per questo ci sarà sempre tempo per i bianconeri di riacciuffare il teno Scudetto, soprattutto se non dovessero perdere troppi punti da qui a marzo. Caos Hakimi: il Real Madrid ha smentito alcune cose con il suo comunicato ufficiale, ma non l'idea di riprendersi il giocatore. Se la nota è come quella della possibile vendita dell'Inter, solamente qualche settimana fa, toccherebbe rivalutare i comunicati ufficiali delle società come tutt'altro che affidabili. Lo farei già ora, ma è giusto dare il beneficio del dubbio.
Infine Dzeko, la Roma che vince 4-3 al minuto novantatré e Fonseca. Ogni anno c'è una dura reprimenda per i giornalisti che parlano di una piazza francamente difficile da domare. Due anni fa il problema era Di Francesco e poi Ranieri. Poi Gasperini che dice no e Conte subito dopo. Oppure Petrachi che aveva costruito una ottima rosa dopo i tanti errori di Monchi, fenomeno a Siviglia ma non nella Capitale. Ora il portoghese Fonseca che sbaglia i sei (o cinque) cambi - erroraccio da matita rossa - e manda in tribuna Dzeko. Fonseca al primo passo falso rischierà grosso, perché non gode dello stesso credito di Gasperini con Gomez, situazioni molto simili. Ma pensare che il problema sia sempre l'allenatore, probabilmente, è solo un semplice scaricabarile di un club che ha dovuto affrontare qualche difficoltà - economica e non - negli anni passati, ma che non sorpasserà mai la propria visione.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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