Il calcio italiano è nel mirino dei fondi di investimento. Dopo l’ubriacatura della Premier League, la Serie A è pronta ad aprire ai capitali stranieri. Il nostro è storicamente il campionato che ha il contatto più vicino alla popolazione, ma negli ultimi anni molto è cambiato. Da Elliott a Suning, finendo a Friedkin e Krause, passando per Commisso. L'ultimo in ordine di tempo è certamente il probabile addio di Volpi, presidente dello Spezia, senza detenere nemmeno una quota minoritaria del club finalmente arrivato in A. Quale può essere il futuro del nostro torneo? TMW racconta la situazione delle venti proprietà in base a bilanci, investimenti e possibili scelte future.Ecco il prospetto e approfondimento relativo alla squadra nerazzurra
ATALANTA
I nerazzurri sono passati di mano nell’estate del 2010, passando dalla famiglia Ruggeri al Percassi bis. La valutazione era di circa 11 milioni di euro, una cifra relativamente bassa per un club che ha sempre vissuto in Serie A, un investimento comunque abbastanza oneroso per chi non finiva in Europa dai tempi del Percassi primo, vent’anni addietro, oltre a finire in B. Qualche investimento per il centro sportivo, ma da affinare, stadio non di proprietà e cadente, l’idea era quello di crearne uno nuovo vicino alla Grumellina, in una zona di campi.
IL PROGRESSO DEI PRIMI ANNI - L’approdo dei Percassi era stato acclamato dalla tifoseria, sempre molto critica nei confronti dei predecessori, ma anche di una parte della politica. Peccato che l’intenzione di creare uno stadio si era scontrata con l’ingerenza degli esponenti cittadini, oltre che con la lungaggine della burocrazia italiana. Così dai proclami di Europa che avevano contraddistinto l’estate del ritorno c’era stato un abbassare il tiro, con la necessità di salvarsi praticamente sempre. Questo perché i diritti televisivi consentono alle squadre senza pretese (ma con un discreto occhio per i calciatori) di galleggiare molto bene, perdendo qualche milione ma anche impiegando eventualmente poco a riprenderlo.
LA SVOLTA GASPERINI - Nel 2016 è arrivato il tecnico che ha cambiato il mondo dopo cinque anni di discreti risultati, con qualche alto e basso in particolare tra il 2014 e il 2016. Tanto che lo stadio non era pieno, la campagna abbonamenti finiva sotto i 10 mila spettatori, la forza della novità era decisamente esaurita. Così al netto della voglia di scegliere Maran, alla fine è stato decisivo il Chievo a non liberarlo. Da lì due qualificazioni in Europa League, due in Champions, due semifinali di Coppa Italia, una finale, quattro bilanci talmente in positivo da permettere anche l’acquisto dello stadio senza colpo ferire, così come il ristrutturarlo. Finirà nell’estate prossima, con i nerazzurri che avranno un gioiello, il massimo per una squadra di provincia.
QUANTO VALE L’ATALANTA? Difficile da capire. Il fatturato al netto delle qualificazioni in Champions, ricorrenti negli ultimi due anni ma pressoché nulle nei primi 113 di storia, è intorno ai 100 milioni di euro, tra diritti televisivi, merchandising e biglietti (ora no, ovviamente, ma è contingente). Poi ci sono le plusvalenze e i vari premi UEFA. Attualmente i Percassi non hanno nessuna intenzione di cedere la propria società perché gli stipendi sono (relativamente) bassi e una sola cessione di un giocatore di alto livello può mantenere a galla tutta la holding Odissea che, in questo momento, non sta attraversando un buon momento. Quindi per i Percassi l’Atalanta non è cedibile. Da capire se è una cosa che continuerà, finché gli attivi saranno questi la risposta è indubitalmente sì.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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