C’è qualcosa di malinconico nell’immagine di Ademola Lookman davanti alla televisione mentre i compagni si preparano a sfidare i campioni d’Europa al Parco dei Principi. Una partita che ogni professionista sogna, un palcoscenico che può cambiare destini sportivi e lasciare un segno indelebile nella carriera. Per lui, invece, resta solo un’occasione persa, il simbolo di un’estate tormentata che rischia di trasformarsi in un autunno di rimpianti.

IL BIS DELLA RIBELLIONE – La sceneggiatura non è nuova. Già l’anno scorso Lookman aveva messo alla prova la pazienza della società, convinto che un atteggiamento di rottura potesse piegare le regole dell’Atalanta. Stavolta lo schema si ripete: social svuotati, ritorno tardivo, frattura con il club. Ma la Dea, come sempre, resta fedele alla sua linea: fermezza, sanzioni quando serve, e al tempo stesso calma, senza alimentare lo scontro. Una lezione di stile che stride con la superficialità di chi, per orgoglio o cattiva consigliera, sceglie di tirare la corda.

IL VERO NODO: I PROCURATORI – La domanda non è solo su Lookman, ma su chi lo guida. Il procuratore dovrebbe essere il custode della carriera del proprio assistito, non il complice di una strategia autolesionista. Un agente serio deve ricordare al calciatore che partite come PSG-Atalanta o Juve-Atalanta valgono più di mille trattative. Sono la vetrina, il cuore pulsante della carriera. Rinunciarvi significa perdere ciò che il denaro non può comprare: prestigio, emozioni, memoria sportiva.

UN CAMPIONE SOSPESO – Lookman non è un giocatore qualunque: Pallone d’Oro africano, autore della tripletta che ha consegnato all’Atalanta l’Europa League, protagonista di una favola che resterà per sempre scritta nella storia del club. Oggi, però, sembra il protagonista di un racconto al contrario: da eroe celebrato a spettatore silenzioso, in balia di cattivi consigli e scelte che ne offuscano l’immagine.

LA LEZIONE CHE RESTA – L’Atalanta ha già dimostrato di saper resistere alle intemperanze, forte della propria identità e della propria coerenza. Lookman, invece, rischia di rimanere intrappolato in una narrazione che lo riduce a caso da spogliatoio più che a leader tecnico. Il tempo per invertire la rotta c’è, ma serve lucidità, serve una guida, serve il coraggio di fare ciò che in questo momento pare più difficile: chiedere scusa e tornare a giocare.

Il calcio non aspetta nessuno. Le notti di Champions non tornano, le occasioni di gloria non si ripetono infinite volte. È il momento, per Lookman e per chi lo rappresenta, di scegliere se continuare a bruciare opportunità o tornare a viverle da protagonista.

Sezione: Copertina / Data: Mer 17 settembre 2025 alle 16:00 / Fonte: Lorenzo Casalino
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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