Fino a una settimana fa sembrava tutto sotto controllo. I pareggi in serie venivano letti come segnali di solidità, ma la prima sconfitta non rappresenta un dettaglio aritmetico in un percorso ancora positivo. Perchè il calcio, si sa, soprattutto in questo calcio, detta regole molto rigide per il raggiungimento di obiettivi importanti. La caduta di Udine ha dissolto in un pomeriggio un avvio di equilibrio precario, portando a galla dubbi, stanchezze e tensioni sopite. Più che il risultato, a inquietare è stato il modo: un’Atalanta spenta, senza idee né spirito, incapace di reagire e di riconoscersi. Una squadra che, per la prima volta, ha dato la sensazione di non crederci più.
IL NODO JURIC – In questi casi, il copione è sempre lo stesso. Quando le cose vanno male, la linea del fuoco si sposta inevitabilmente verso l'allenatore. Ecco perché il nome di Ivan Juric, dopo il ko di Udine, è oggi al centro di un dibattito feroce, soprattutto sui canali Social. C’è chi chiede una svolta immediata, convinto che l’inerzia attuale porti solo al declino, e chi predica calma, ricordando che il tecnico croato ha ereditato un progetto difficile, dovendo dare continuità a un ciclo irripetibile. Ma un fatto resta: l’Atalanta non è più l’Atalanta. È diventata prevedibile, scolorita, una squadra che gioca senza riconoscersi. E questo, per un club che aveva fatto dell’identità la sua bandiera, è forse il segnale più allarmante.
GLI INVESTIMENTI DELLA SESSIONE ESTIVA - I Percassi, nella precedente sessione di mercato, non hanno badato a spese e hanno investito oltre 100 milioni di euro per una squadra che, per tutto rispetto per l'equilibrio e la forza delle dirette avversarie in Serie A, dovrebbe essere in una posizione di classifica decisamente diversa. Ad oggi la Dea sembra non sia più in grado di incutere paura, dettare legge in casa e soprattutto in trasferta, dove ha sempre avuto un ruolino di marcia invidiabile nelle ultime stagioni.
IL PESO DELL’INCERTEZZA, ATTENDERE O AGIRE – Il vero pericolo, però, è l’attesa. L’idea di rimandare la decisione alla “prossima partita”, e poi ancora alla successiva, ci si domanda se potrebbe ulteriormente compromettere per le sorti degli obiettivi stagionali, considerando che siamo nel vivo delle competizioni, in campionato per non perdere troppi punti rispetto alle zone di vertice per l'Europa che conta e nel girone di Champions, alla portata, per centrare i playoff della massima competizione europea. Al di là delle questioni tattiche, ciò che oggi sembra mancare è un’anima collettiva. L’Atalanta di Juric non ha ancora trovato la propria cifra, né nella pressione, né nella velocità di pensiero, né nella fame, al netto di formazioni che sono sempre cambiate ai nastri di partenza di ogni match, vuoi anche per emergenza infortuni.
Tra pochi giorni, a Marsiglia, la Dea giocherà una partita che può cambiare tutto: una serata di Champions che vale più di una qualificazione. Lì si vedrà se questa squadra ha ancora dentro l’orgoglio di ciò che è stata, o se davvero è arrivato il momento di guardarsi allo specchio e fare scelte radicali.
La stagione non è perduta, ma ci si attende una grande svolta in tutto.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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