ATALANTA-CAGLIARI 2-1 (p.t. 1-0)
11’ e 81’ Scamacca (A), 75’ Gaetano (C)

La continuità non è solo una parola d'ordine, ma una necessità vitale per un'Atalanta che vuole risalire la china. Il successo contro il Cagliari, arrivato al termine di una partita vibrante e decisa nei minuti finali, consegna a Raffaele Palladino tre punti pesantissimi e la certezza di avere in pugno un gruppo granitico. Ai microfoni di DAZN, il tecnico nerazzurro analizza con lucidità i due volti della gara: il dominio iniziale, il calo fisiologico e la reazione veemente che, in soli sei minuti, ha ribaltato l'inerzia grazie a cambi azzeccati e a una forza mentale degna di una grande squadra. Tra l'elogio alla rinascita di Scamacca, il cui segreto risiede nel lavoro sporco, e la concessione di un meritato premio riposo dopo un tour de force di sette gare in ventuno giorni, Palladino si gode il suo "filotto" e guarda al futuro con rinnovato ottimismo. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Mister, aveva chiesto continuità e un filotto di risultati. Questa vittoria porta in dote tre punti, ma anche indicazioni importanti: il pareggio subito poteva tagliare le gambe, invece la squadra ha reagito con una forza mentale impressionante, ribaltandola in sei minuti grazie anche a cambi coraggiosi come Samardzic quinto e De Roon in difesa. È questo il messaggio più bello?
«Hai detto tutto tu, analisi perfetta. Parto col dire che è stata una vittoria importantissima contro una squadra in salute come il Cagliari, che ha gamba e che veniva dal successo sulla Roma. Abbiamo disputato un primo tempo davvero ottimo per approccio e qualità: siamo andati in vantaggio, ma il rammarico è non averla chiusa sul 2-0 quando ne abbiamo avuto l'occasione. Quando lasci queste partite in bilico, può succedere di tutto, e infatti il loro pareggio è arrivato su una bella combinazione. Ma la cosa che mi è piaciuta più di tutte è stata proprio la reazione. All'ottantaduesimo minuto, venendo da un ciclo di sette partite in ventuno giorni, c'è stato un calo fisico inevitabile. Eppure, la squadra ha trovato una forza incredibile per andarla a vincere davanti ai nostri tifosi. Sono molto felice perché il messaggio è che non ci accontentiamo».

A proposito di gestione dell'emergenza: quando si è fatto male Djimsiti, ha chiesto al subentrato di adattarsi come centrale difensivo. È una soluzione che avevate provato?
«Sì, gli ho detto chiaramente di giocare centrale. L'avevo provato in quella posizione durante la settimana scorsa in allenamento e, a mio avviso, lo aveva fatto bene. In quel momento era l'unica soluzione che potevo avere a disposizione, perché Giorgio Scalvini viene da un lungo periodo di inattività e non volevo rischiarlo in una fase così concitata. Devo dire che i cambi mi sono piaciuti tantissimo: è entrato bene Zalewski, è entrato benissimo Musah, e Samardzic da quinto ha spaccato la partita. Tutti coloro che sono subentrati hanno portato spirito, voglia ed energia positiva. Per noi deve essere sempre così: chi entra decide».

Sembra che lei abbia un tocco magico con gli attaccanti: l'anno scorso ha rigenerato Kean, ora Scamacca sembra un altro giocatore. Qual è il segreto di questa trasformazione?
«(Ride, ndr) Non posso dirlo, altrimenti mi copiano tutti! Scherzi a parte, il segreto è semplice: li motivo tanto e cerco di mettere la squadra nelle condizioni di servirli il più possibile. Ma voglio sottolineare un aspetto cruciale: non guardate solo i gol che fanno, guardate la fase di non possesso. I primi difensori sono loro. Se Scamacca e compagni pressano bene, con i tempi e l'intensità giusta, tutta la squadra ne trae beneficio: siamo più aggressivi, recuperiamo palla in zone alte e, di conseguenza, possiamo servirli meglio e più vicino alla porta. Gianluca sta facendo benissimo, cinque gol nelle ultime sette gare, ma anche Lookman fa un lavoro straordinario. E non dimentico chi sta giocando meno come Samardzic, Maldini, Sulemana o Krstovic: ho un reparto fortissimo e con la Coppa d'Africa avremo bisogno di tutti».

Chiudiamo con una nota lieta. Aveva promesso un premio in caso di vittoria: com'è andata la trattativa nello spogliatoio?
«Il premio se lo sono guadagnato e meritato sul campo. Io sono un allenatore che dà tanto, ma che pretende anche tanto: voglio ricevere risposte. Avevo fatto una tabella: in base alle vittorie, avrebbero ottenuto dei giorni liberi. Venendo da un ciclo terribile di sette partite in tre settimane, con le nazionali di mezzo, il riposo è fondamentale per ricaricare le batterie fisiche e mentali in vista del Genoa. Quanti giorni? Beh, il nostro addetto stampa ve lo può confermare: sono tre giorni e mezzo. Una concessione quasi storica, ma se la sono meritata tutta».

Un allenatore esigente ma giusto. Raffaele Palladino chiude il 2025 casalingo con il sorriso di chi sa di aver toccato le corde giuste. L'Atalanta ha imparato a soffrire e a reagire, trascinata da uno Scamacca ritrovato e da una panchina che non è più un'alternativa, ma una risorsa decisiva. E ora, con tre giorni e mezzo di riposo, la Dea può prepararsi a sferrare l'assalto alla zona Champions.

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Sezione: Interviste / Data: Dom 14 dicembre 2025 alle 00:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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