La stagione 2024-25 è stata quella della svolta per il talento di scuola Atalanta Samuele Inàcio, attaccante classe 2008 con oltre 20 presenze in maglia azzurra tra Under 15, Under 16 e Under 17, che nella scorsa estate ha vissuto anche un salto fondamentale per la carriera di qualsiasi calciatore. Il Borussia Dortmund lo ha scelto per rinforzare la propria Under 19, proprio lui che di anni ne ha solo 16 e che al calcio è stato introdotto dal padre Inacio Pià, già attaccante di Napoli, Torino, Lecce e proprio Atalanta, tra le altre. Ma adesso tutti i pensieri del giovane talento azzurro sono sull'Italia e su un Europeo Under 17 ancora da conquistare.
16 gol fatti nel primo turno di qualificazione, neanche uno subito. Il secondo turno però è tutta un'altra storia, con la Slovacchia che ha fatto subito capire come arrivare alla fase Elite non sarà una passeggiata per l'Italia Under 17 di Massimo Favo e Samuele Inacio (1-0 il risultato della prima gara, ndr). Adesso la sfida decisiva contro la Croazia: "Dovrebbe essere quella più complicata, ma tutte e tre sono squadre difficili da affrontare, lo ha dimostrato anche la seconda sfida contro l'Ucraina (2-1 ottenuto in extremis, ndr). Ora andiamo a caccia del filotto contro la Croazia", ha detto il giovane asso bergamasco in esclusiva a TUTTOmercatoWEB.com. Oggi alle 15.30 la sfida decisiva per decidere chi vincerà il girone e volerà alla fase finale dell'Europeo, in programma dal 19 maggio al 1° giugno.
Con il ct Favo un rapporto che parte sin dall'Under 15, cosa vi lega?
"Col mister c'è un bellissimo rapporto, è allenatore che ti fa maturare e ti instrada già nel calcio dei grandi grazie alla sua esperienza. Il suo stile di gioco prevede il dominio della partita, vuole vincere con il bel gioco, quindi tutti sono coinvolti al massimo".
Nel tuo passato c'è la breakdance, è qualcosa che ti ha aiutato nel calcio?
"Da piccolo la praticavo e devo dire che mi aiutava tanto, soprattutto nell'elasticità. Poi la passione per il calcio ha prevalso, ballare è una cosa che mi piace, che amo fare, ma la breakdance non la faccio più (ride, ndr)".
Segui altri sport?
"No, solo calcio, tutto calcio".
Da qualche mese sei passato al Borussia Dortmund: come ti trovi dopo il tuo trasferimento estivo da Bergamo e quali differenze sta riscontrando tra Italia e Germania?
"Ora va benissimo, ma all'inizio qualche difficoltà c'è stata, specie per la lingua. Devo dire che la società e i compagni mi hanno sempre aiutato a integrarmi, mi trovo benissimo con tutti. Differenze... sarà scontato, ma le strutture sono il punto di distacco più grande tra Germania e Italia. A Dortmund hai sempre tutto a disposizione per migliorare il tuo livello e le tue prestazioni".
Da Bergamo a Dortmund, come dal giorno alla notte. Al di là del discorso strutture, c'è qualcosa da cui noi italiani possiamo imparare dal modello tedesco?
"Da quando sto al Borussia ho imparato tanto dal punto di vista della disciplina. Ho iniziato a curare tutti i dettagli in questo ambito, non solo in campo ma anche fuori".
Per te in quest'anno anche tante presenze in Youth League, la Champions giovanile, ampiamente sottoetà (tre anni, ndr). Che esperienza è stata?
"La Youth League... è una competizione bellissima. Mi fa effetto anche dirlo ma è così: siamo usciti col Real Madrid (sorride, ndr) ma abbiamo fatto un bel percorso. Inizialmente non è stato facile, sottoetà di tre anni, però quanto prendi il passo te la giochi con tutti".
Prima lo hai citato, quanto è importante per un ragazzo di 16 anni, che si è appena trasferito in Germania, avere un compagno connazionale con cui si può parlare in italiano e aiutarsi a vicenda? Mi riferisco ovviamente a Luca Reggiani, arrivato in giallonero prima di te dal Sassuolo.
"Luca è stato importantissimo, anche perché non conoscendo la lingua e lui avendo più esperienza, ha avuto un ruolo cruciare nel mio inserimento nel gruppo. E al di là di questi aspetti più pratici, è nata subito una grande amicizia".
Da qualche anno la tendenza dei giovani italiani di provare l'avventura all'estero, quasi sempre in grandissimi club, è tornata. Allo stesso tempo molti finiscono per rientrare, penso all'ultimo caso di Alessandro Ciardi al Parma a gennaio, ma non solo. È un qualcosa a cui stai pensando per il tuo futuro?
"Ora sto benissimo al Borussia, penso a quello e il futuro non lo conosce nessuno. Sono stato all'Atalanta e anche lì mi sono trovato benissimo, se ci sarà modo di tornare valuterò la cosa".
Chiudendo l'argomento Dortmund, ti volevo chiedere dell'Atalanta, un settore giovanile importantissimo che sta brillando negli ultimi anni e non solo: che ricordo hai della tua lunga esperienza a Bergamo?
"A Bergamo sono stati 10 anni, quasi tutta la mia vita. Sono cresciuto all'Atalanta, mi sono trovato benissimo, sono nato lì ed è stata la mia città per tanto, conservo ricordi speciali".
Tornano alla tua carriera azzurra, impossibile non chiederti di Francesco Camarda, ora in Under 19 ma cui hai giocato tanto nella precedente annata. È il giovane italiano più famoso, vanta già diversi record, é davvero un talento generazionale in grado di fare la storia?
"Sì sì... senza dubbio. Con lui ho un rapporto bellissimo, è uno dei miei migliori amici, ci ho giocato insieme ed è un talento gigantesco. Va preservato e non buttato via, può fare la storia veramente".
Sei uno dei pochi, ma non pochissimi, calciatori con un padre calciatore (Inacio Pià, ndr). Questa figura quanto è stata importante te e quanto ha influenzato la tua scelta di fare il calciatore professionista?
"Mio papà è sempre stata un'ispirazione per me, mi ha sempre aiutato e secondo me il fatto che abbia giocato a livelli importanti mi ha aiutato soprattutto nei momenti difficili. Quando le cose van bene è tutto semplice da gestire, ma quando non vanno e magari sei molto giovane e non sai come gestire le difficoltà, avere una figura così è davvero importante".
Ho letto che hai già una tua esultanza personale, l'Inacio-mask, ideata proprio con tuo padre. Me ne racconti la genesi?
"Mah, è nata quando da piccolo andavamo a giocare in questo parco, avrò avuto 8-9 anni. Mentre facevamo finta di segnare in qualche finale, magari ai Mondiali, mi raccontava che un'esultanza caratteristica può essere una cosa simpatica. Lui aveva usato la maschera di Spiderman e mi ha detto 'fai anche tu la tua maschera'. Facendo finta di segnare un gol all'ultimo minuto è uscita questa e l'abbiamo tenuta".
Hai un giocatore modello, a cui guardi?
"Neymar è il mio giocatore preferito, dico lui".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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