Il City è più forte. Lo sappiamo. Ma questa Inter ha almeno il trenta-trentacinque per cento di possibilità di vincere la Champions. Cancellate dagli occhi la prestazione “normale” dei nerazzurri nella finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. La testa era già a Instanbul. Simone Inzaghi sa come si giocano le finali. Non subirà il fascino di Pep Guardiola. L’Inter aspetterà il City e ripartirà avendo in Lautaro l’asso di Coppa. Immaginando, in partenza, questo tipo di atteggiamento tattico forse sarebbe meglio se la squadra nerazzurra iniziasse con Dzeko. Che è bravo a venire incontro all’azione e a fungere da trampolino di lancio per il compagno d’attacco. Un’ora di Dzeko poi Lukaku. Per dare l’ultima spallata. L’Inter sta preparando mentalmente questa sfida da settimane. Sono sicuro che giocherà una grande gara.
Il Napoli non vince più. Ma questo importa poco. Pensieri e opere sono tutte indirizzate alla scelta del nuovo allenatore. Nei panni di De Laurentiis andremmo dritti su Luis Enrique. Per stile (anche fuori dal campo) e per idee calcistiche potrebbe benissimo continuare il lavoro di Spalletti. Le alternative non sono altrettanto convincenti. Italiano ha idee coraggiose ma non è ancora pronto per una piazza come Napoli e Benitez è una storia del passato. I cavalli di ritorni nel calcio funzionano di rado. De Laurentiis piuttosto dovrà dare il meglio di sè per convincere Osimhen a restare almeno per un’altra stagione in azzurrro. Il Napoli ha bisogno di una certezza dovendo poi accettare delle scommesse tutte da vincere sulle figure del nuovo tecnico e del nuovo diesse.
Dicevamo di Italiano. Un ex calciatore nei giorni scorsi l’ha paragonato al primo Malesani. Ci sta. È un tecnico che ha idee, che vive più di sostanza che di apparenza. Si vede che è stato contaminato dal calcio di Zeman ma sta provando a trovare un calcio che abbia più equilibrio rispetto alla filosofia del suo maestro. Se vince la Conference entra nella storia di Firenze. E avrà la forza di avere nella prossima stagione una rosa più competitiva. Però deve imparare a accettare le critiche e a gestire ancora meglio le partite. Niente di insormontabile. Si ricordi che non è facile trovare in giro per l’Italia e per il Mondo un Presidente come Commisso che nei momenti caldi, anzi bollenti, lo ha difeso a spada tratta.
Infine una riflessione sulla Juve che sta concludendo tristemente la stagione. Tra penalizzazioni presenti e forse future e con la Spada di Damocle di possibili punizioni Uefa. Si dice che Vlahovic potrebbe essere sacrificato. Sarebbe una follia. Prima di tutto economica visto che Dusan dopo questa stagione anonima ha perso valore. Ma soprattutto tecnica. Una Juve che vuole tornare grande non può che partire da un bomber di livello assoluto. E il vero Vlahovic era e resta la risposta ad Haaland. Meditate dirigenti bianconeri, meditate.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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