Il progetto giusto. Magari a inizio stagione o in corsa, per diventare sin da subito Comandante, non solo traghettatore. Massimiliano Allegri è pronto ma non a ogni costo. Perché aspetta che passi il vascello giusto, non è disposto a scendere in ogni acqua, surfare ogni onda, a salvare ogni nave alla deriva pur di tornare. Perché farlo? E non è certo una questione di vili denari, o di mancanza di stimoli, di voglia o di necessità. Anzi. Il fatto che sia spesso sulle tribune degli stadi, e lo si è visto di recente anche in Inghilterra accanto a Federico Cherubini che con lui ha diviso tanti straordinari ricordi alla Juventus, dimostra che sta continuando a tenersi aggiornato.
Oltre l'etichetta
Ve lo abbiamo raccontato ieri, Allegri ha declinato ogni sondaggio. Tra spifferi senza fondamento, contatti concreti, voci e chiacchiere, il nome del tecnico toscano è stato accostato a mezze panchine traballanti d'Europa e d'Arabia. Il punto è che la situazione per lui ideale sarebbe chiaramente quella di ripartire dalla griglia di partenza, con un suo progetto, con le sue idee, con la possibilità di plasmarlo senza indossare abiti altrui. E il fatto che stia approfondendo l'inglese, che stia studiando calcio e calciatori, vuol dire che Allegri vuol superare anche le etichette. Che lui stesso talvolta si è affibbiato, senza essere malleabile, ma scoglio, duro, tosto, infrangibile. Un po' come le sue difese, che però poi alla lunga diventano gioco forza per loro natura friabili, perforabili. Passano le prime onde e allora serve aver coscienza di rimettere in piedi la baracca, magari con vestigia nuove, su le maniche e indietro l'orgoglio. L'ultima esperienza alla Juventus lo ha segnato nel profondo, dentro lo sa. Per questo ha una voglia matta.
Voglia, non urgenza
La voglia, non l'urgenza. Accettare un progetto allo sbaraglio, o una situazione non incline alle sue corde, rischierebbe di risultare per lui certamente un boomerang. Perché le etichette son dure a morire, sicché il corto muso, il calcio antico, vincere come unica cosa che conta, il baricentro basso, il difensivismo, il pallone come gioco semplice, dovranno essere smussate col tempo. Ci prova, ci proverà, deve farlo. E non si tratta di dover cambiare, perché nella vita costringersi a farlo è un errore madornale. La sua identità l'ha portato a grandi risultati. Si tratta solo di levigare gli angoli. E di scegliere la tavola giusta da cui ripartire. Senza fretta. Per adesso, le ha declinate tutte.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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