Questa settimana il qui presente si limita a scrivere dieci cose e stop.
La prima riguarda Pirlo.
Minacciano Pirlo. E pure suo figlio. Lo fanno i fetenti del web. Quelli che non hanno il coraggio di mostrare il volto, né dispongono della minima quantità di neuroni necessari per rendersi conto. In casi come questo la cosa più intelligente da fare è fottersene: ignorarli, bloccarli, schifarli senza dar loro risalto. Ma questa volta no, sarebbe un filo riduttivo perché, diciamolo, hanno veramente rotto i maroni.
Il mondo, nel suo “avamposto virtuale”, funziona male: “Cicciopasticcio55” può scrivere quello che vuole perché tanto sa che resterà impunito. È ora che i gestori di social e villaggi virtuali vari facciano qualcosa. In Premier, per dire, si sono rotti le balle e questo venerdì faranno partire il primo sciopero-social della storia per combattere razzismo e imbecillità assortite. L’obiettivo è costringere Facebook e Twitter ad assumere provvedimenti, a mettere “filtri all’ingresso”. Per dire, basterebbe pretendere un codice fiscale.
Qualcuno sarà contrario, dirà che così si limita la libertà d’espressione, ma quando è troppo... è troppo. Ci siamo ridotti a minacciare chiunque, in questo caso la famiglia di un tale che nell’estate del 2006 ci ha fatto godere e non poco. Se “Cicciopasticcio55” avesse anche solo sette neuroni, si vergognerebbe un po’.
La seconda riguarda la Juventus
Ovviamente si sono messi tutti a massacrare il suddetto Pirlo. Effettivamente è curioso che un tecnico con la sua esperienza e dalla lunga militanza sulle panche d’Italia e d’Europa, cada in certi errori. E dire che ha fatto la gavetta, si è abbeverato alla fonte dei grandi. Strano che commetta certi errori e non abbia dato un’identità ai suoi.
(fine della parte straordinariamente sarcastica).
Che Pirlo potesse avere dei problemi era scontato e, quindi, l’errore è di chi lo ha mandato allo sbaraglio e si è dimenticato di dargli gli strumenti. Cioè, la Juve ha una marea di giocatori importanti, ma è difficile trovare l’incastro giusto. A centrocampo, soprattutto, che poi è il cuore di qualunque squadra.
Il fatto che il miglior centrocampista, fantasista, attaccante aggiunto, difensore all’occorrenza e “motore” della squadra sia un esterno (Cuadrado) certifica gli errori di chi ora, assai strategicamente, metterà in vetrina l'agnello sacrificale Pirlo.
La terza riguarda Gattuso
Ieri, il Napoli, ha stravinto con il Torino. La partita è finita 0-2 solo per caso, poteva essere un massacro. La squadra di Gattuso gioca un gran calcio ed è in linea con il suo obiettivo stagionale, la qualificazione alla prossima Champions. Con un po’ di serenità in più da parte del suo "padrun", probabilmente, oggi il Napoli sarebbe anche più su. De Laurentiis ha un’occasione per fare un salto di qualità, ovvero tornare sui suoi passi e provare a convincere Gattuso a restare. Probabilmente è tardi, ma le squadre migliorano con il tempo, ripartire da zero avrebbe pochissimo senso.
La quarta riguarda Donnarumma
Dicono tutti che Gigione abbia già un accordo con la Juve. Lo dicono sottotraccia. Anzi no, qualcuno lo urla pure. Si parla di ingaggi da 10 milioni scarsi, si parla di commissioni succulente che finiranno nelle tasche di Raiola. Dovesse andare così:
1)Nessuno ci venga più a parlare di Superleghe indispensabili per combattere la follia del calcio, o delle commissioni, o dei super ingaggi. Sarebbe ridicolo.
2)Donnarumma dovrà (deve) prendersi le sue responsabilità: Raiola è un paravento che non regge più.
3)Il Milan in ogni caso esisterà anche senza il suo gigante. E questa è una magra consolazione, ma anche una certezza.
La quinta riguarda il Como
Il Como è tornato in serie B dopo anni di cattive amministrazioni, rogne a bilancio, pochissimo pallone. Lo ha fatto grazie a un gruppo solido, costruito da una proprietà straniera che vuole fare affari e per riuscirci sfrutta anche il pallone. C’è qualcosa di male? No, quando le intenzioni sono serie, il fatto che contemporaneamente si cerchi di fare il grano non è “strano”, semmai è doveroso. Ben tornato in serie B, Como.
La sesta riguarda l’Atalanta
L’Atalanta ha pagato Malinovskyi 13,6 milioni al Genk. Oggi ne vale, boh, il doppio? Di più? Oh, parliamoci chiaro, 13,6 milioni sono un investimento, qui non c’entra il culo del tipo "questo vale zero e improvvisamente esplode"; per prendere un giocatore del genere devi battere la concorrenza, anticiparla, devi avere “occhio”.
E veniamo al punto: l'operazione Malinovskyi (tra le tante) spiega benissimo perché la Dea non è più solo un modello di "sopravvivenza", ma di gestione ad altissimo livello, con addirittura ambizioni di vittoria.
L’Atalanta è uno dei rarissimi esempi virtuosi del nostro calcio e Gasperini ha ragione: “quella cosa là”, la Superlega, avrebbe umiliato proprio quei club che mettono i bilanci al primo posto tra le cose importanti.
La settima riguarda l’Inter
L’Inter ha vinto “al 95%” lo scudetto. Lo ha detto Antonio Conte. Noi diciamo 100%, ci prendiamo questa responsabilità. C’è chi si permette di parlare di “bello e brutto calcio dei nerazzurri”, ma dopo 12 vittorie e 2 pareggi nel girone di ritorno, le chiacchiere stanno a zero. L’Inter ha dimostrato di essere un gruppo solido, solidissimo, nella mente e nelle gambe. Per questo l’obiettivo n° 1 di chi comanda deve essere “confermare questa rosa”, prima ancora di rinforzarla. Non sarà semplice.
I problemi di gestione verranno chiariti a fine settimana, con l’arrivo in Italia di Steven Zhang. Nessuno sa cosa abbia in mente la proprietà cinese, figuratevi noi. Diciamo che la direzione probabile sarà quella della riduzione del monte ingaggi, che non significa smobilitare, ma neppure imbarcare altri stipendi pesanti.
E arriva il domandone: questo gruppo, per come è formato e con un paio di rinforzi mirati, può confermarsi in Italia e competere anche in Europa? Ecco, il quesito in realtà ha poco senso, perché conta solo la risposta di Conte.
L’ottava riguarda la Superlega
Una settimana fa moriva la Superlega. O quantomeno entrava in "modalità aereo". La Superlega è stata un fallimento per come è stata presentata (di notte, con un comunicato pieno di condizionali), gestita (al primo rimbrotto si sono liquefatti) e per gli effetti che ha lasciato (Ceferin si è trasformato in una specie di dittatore infantile e vendicativo). Il calcio rispetto a una settimana fa ha gli stessi problemi (forse qualcuno in più) e una marea di tifosi incazzati in più. Complimenti a tutti.
La nona riguarda la lotta Champions
Atalanta 68, Napoli, Juve, Milan 66, Lazio* 61
La lotta per la Champions non è mai stata così accesa.
Curioso, parliamo di una competizione che solo 7 giorni fa non contava più niente.
La decima non c'è, ma non fare cifra tonda pareva brutto.
Ps. Guardatevi il documentario sul polpo che ha vinto l'Oscar ("il mio amico in fondo al mare", Netflix), è semplicemente spettacolare.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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