La storia è compiuta. Il Bologna, dopo 51 anni, è tornato ad alzare un trofeo, come coronamento di un progetto partito da lontano, che si è sviluppato attraverso cadute e successi, e che ha visto tanti protagonisti. Per prima cosa è giusto parlare della dirigenza. Giovanni Sartori in primis, grazie alla sua esperienza e alla sua competenza che lo hanno reso, risultati alla mano, uno degli uomini mercato migliori in Italia. Al suo fianco Marco Di Vaio, che si è messo a disposizione, pronto a imparare, maturare e poi andare avanti con le sue idee. Due dirigenti che sono la fotografia del successo del Bologna e che sono stati scelti da Joey Saputo e Claudio Fenucci. Il presidente non ha iniziato nel migliore dei modi la sua avventura da numero uno del club felsineo, con tanto di alcune contestazioni, ma non si è mai arreso, ha sempre avuto le idee molto chiare, e alla fine ha creato una macchina che è stata in grado di arrivare dove non arrivava da più di mezzo secolo.
Finalmente Italiano.
Dopo la dirigenza impossibile non parlare di Vincenzo Italiano. Arrivato a Bologna con il peso di non far rimpiangere Thiago Motta è riuscito in questa impresa. Sì, perché anche se non dovesse arrivare la qualificazione in Champions League non esiste nessun tifoso rossoblù che a precisa domanda preferirebbe tornare ad avere il suo predecessore in panchina. Un trofeo conta sempre di più che un piazzamento in campionato, questo è chiaro, e dopo un avvio difficile è riuscito a sistemare la sua squadra per prepararla al meglio a vivere una serata pazzesca. Dopo tre finali perse con la Fiorentina Italiano meritava di alzare questa coppa come non mai. E siccome il passato non si dimentica la dedica a Joe Barone e alla sua famiglia va sottolineata. Un gesto da signore, in un momento di euforia massima. Non certo banale fare una cosa del genere, sapendo poi anche che tra quattro giorni tornerà proprio in quello stadio che lo ha lanciato nel calcio di vertice. L'accoglienza potrebbe non essere quella che si riserva a un amico, sarà più simile a quella che si riserva a un ex fidanzato con il quale non si è chiuso nel migliore dei modi. Ma poco importa, Italiano ha scritto il suo nome nella storia del Bologna e del calcio del nostro Paese.
Disastro Milan.
L'altra faccia della medaglia, dopo la finale di Coppa Italia, è quella che porta al disastro del Milan. A questo punto la vittoria della Supercoppa Italiana non conta praticamente più niente, il fallimento di questa stagione è totale. Troppe teste pronte a decidere, praticamente nessuna scelta giusta. Da domani dovrà partire una vera e propria rivoluzione, sotto tutti i punti di vista. Il primo a pagare sarà Sergio Conceicao, forse il meno colpevole di quest'annata che entrerà nella storia del club rossonero come una delle più tristi dal punto di vista sportivo. Le facce di Ibrahimovic e Furlani in tribuna, uno accanto all'altro, a pochi minuti dalla fine della partita, dicono tutto. Ombroso lo svedese, quasi sorridente l'italiano. Ma non c'è niente che possa far sorridere, serve una modifica su tutti i piani e il processo dovrà partire subito, per evitare altri clamorosi errori. La storia del Diavolo merita rispetto, un anno no può starci, ma deve rimanere un caso isolato.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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