“Non c’è nessuna formula magica". Giovanni Sartori, responsabile dell'area tecnica dell'Atalanta, ha parlato ai microfoni del canale YouTube brasiliano Calcio Parlato, in una lunga intervista che svela i segreti dei nerazzurri. "È il frutto di un lavoro fatto in maniera eccellente dall’allenatore, quando è arrivato. Considera che in cinque anni, noi abbiamo giocato tre Champions, un’Europa League e conseguito il passaggio del turno, l’unica volta dove non abbiamo fatto nulla abbiamo perso i preliminari (contro il Copenaghen). Quindi per noi è il top: tre terzi posti, un quarto e un settimo posto. Questo è grazie all’arrivo di Gasperini che ha cambiato l’aspetto tecnico, tattico, mentale. Alla fine è quest’ultimo a essere cambiato maggiormente, perché l’Atalanta era una squadra che lottava per salvarsi, alle volte entrava in campo pensando che un pareggio potesse essere un buon risultato in quei posti dove pensavi fosse impossibile vincere. Ora invece giochi a viso aperto, ovunque. Questo grazie, davvero, all’arrivo e alla trasformazione attuata dall’allenatore. A questo si aggiunge il grande lavoro della società. Per me c’è stato abbiamo svolto uno scouting dove siamo riusciti a mettere a disposizione dell’allenatore dei buoni giocatori e lui, sempre grazie alla capacità che ti dicevo prima, li ha trasformati in ottimi calciatori. Dulcis in fundo, questa è una società straordinaria, che non fa mancare niente a nessuno, è organizzata benissimo sotto tutti i punti di vista. Ha un centro sportivo all’avanguardia, dove si può entrare alla mattina e uscire alla sera, si può vivere qui. Tutte queste componenti, con in aggiunta i tifosi che sono attaccatissimi alla squadra, si sono coese, fuse, amalgamate in modo ottimale. Questa fusione ha creato questo effetto dirompente”.
Gasperini è l’elemento fondamentale. È un super allenatore perché va al di là della tattica o del fare spogliatoio?
“Sì, ha questa visione di manager alla inglese per la gestione della squadra. La società ha dato a lui questa possibilità”.
Sono nove proprietà straniere: se l'Atalanta non avesse i Percassi i risultati sarebbero gli stessi?
“Non lo posso escludere, ma neanche confermare. C’è stata questa fusione di tutte le parti, compresa una grandissima società. Togliendo una proprietà ma mettendone un’altra altrettanto seria, competente, e che ami - non come la famiglia Percassi, che sono amati calcisticamente avendoci giocato - il club, forse i risultati sarebbero arrivati comunque. Non ho la risposta esatta”.
È legato al Chievo, come si spiega quel che è successo?
“Onestamente non riesco a darmi una spiegazione, una risposta esatta ed esaustiva. Perché sono sette anni che non ho più contatti con il Chievo, con Verona, per cui non posso saperlo. Certo che è un vero peccato, un delitto avere perso una squadra che ha fatto la storia di un quartiere di Verona che ha iniziato dai dilettanti, arrivando ai preliminari di Europa e Champions League. È stata un punto di riferimento per tutte le squadre neopromosse che nel loro campionato erano la novità. Si diceva il “Chievo di Svizzera”, il “Chievo di Norvegia”. È un dispiacere grandissimo, parlano di problematiche finanziarie ma non so se eran superabili o meno”.
Qual è il vostro rapporto con il Brasile? L’ultimo acquisto di Ibanez, dal Fluminense, ora gioca nella Roma con ottimi risultati. È stato fatto un percorso dall’Atalanta per la sua maturazione?
“Noi seguiamo il campionato costantemente, propone sempre giocatori a tutto spiano. È ricco di qualità, di quantità. Noi abbiamo grandissimo interesse. Ne abbiamo presi due a oggi, Ibanez e Toloi, ma ne abbiamo trattati altri dieci senza riuscire a portarli all’Atalanta. Quando Ibanez è arrivato all’Atalanta era come un 2000 oggi, che arriva a gennaio, con un clima diverso perché fa freddo, ci sono 25 gradi diversi. Un’alimentazione diversa, una modalità differente di allenamento, i meccanismi di Gasperini che vengono metabolizzati in 2-3 mesi. Tutti, anche gli europei hanno avuto difficoltà, come le ha avute Arana. Ma per Ibanez il valore del giocatore era conosciuto, perché dopo sei mesi è arrivato alla Roma. Noi lo conoscevamo, lo abbiamo venduto al doppio ai giallorossi, tutti sapevano delle sue qualità”.
Un rimpianto per un giocatore brasiliano non arrivato?
“I giocatori che abbiamo trattato, tra i più famosi, dove pensavamo di poterci arrivare, sono Luan del Corinthians e Verissimo dal Santos. Sono due dei dieci giocatori che abbiamo provato a prendere e portare all’Atalanta. Tra ottobre e novembre noi vorremmo mandare dei collaboratori in Brasile, in questi giorni sto valutando di fare un viaggio perlustrativo per alcune verifiche già fatte a video. Ovviamente Covid e protocolli permettendo. Ci piacerebbe tornare in Brasile, io non penso di venire”.
È più facile andare d’accordo con la moglie o con Gasperini?
“Con nessuno dei due. Entrambi hanno dei momenti di trance agonistica e cambiano. A parte quei momenti, in questo caso parlando di Gasperini, è normale tu sia preso e vada allo scontro. Però finito quel momento è una persona piacevole e normale con cui puoi discutere. Nel momento della partita e dell’allenamento è talmente preso che è più difficile confrontarsi e parlare”.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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