Come ogni martedì pomeriggio, il direttore de La Giovane Italia Paolo Ghisoni è intervenuto durante la trasmissione Maracanà per approfondire alcune tematiche relative al calcio giovanile italiano.
La puntata si è aperta parlando dell'Italia Under 20, che dopo aver conquistato un'importante vittoria contro il Brasile oggi scenderà nuovamente in campo: "Ho ascoltato la telecronaca durante la partita e la frase pronunciata: “Il Brasile siamo noi” credo sia stata parecchio emblematica. Non ricordo, a memoria, una Nazionale Under italiana così bella, con un gioco spumeggiante, anche se devo dire che il Brasile non mi è sembrato eccezionale. È stata una rivincita di un Mondiale Under 17 dove l'Italia perse proprio contro di loro ai quarti: la generazione è quella. Ma la cosa curiosa è che, andando a vedere la rosa e l’undici che giocò quella partita, non c'è più nessun giocatore. Cosa vuol dire questo? Che in questi anni, nonostante il trend negativo della Nazionale maggiore, sotto si è lavorato bene e soprattutto sono sbocciati tantissimi talenti, molti dei quali non sono nemmeno presenti al Mondiale, direi anche fortunatamente. Mi sta bene che ci siano giovani come Baldanzi, Casadei, Prati che fino all’anno scorso giocava nel Ravenna, insieme a Desplanches che ha vestito la maglia del Trento. C'è un bellissimo mix in questo gruppo, si intravede davvero tanta qualità. L’altra sera l'Under 20 ha giocato veramente bene, libera con la testa, complici anche le presenze di giovani quali Baldanzi, Pafundi e un attaccante come Esposito, di cui sentiremo certamente parlare. Siamo andati vicini al 4-0 e per i primi 37 minuti i nostri avversari non hanno visto il pallone. Poi la gara si è un po’ complicata, ma è una squadra che ha divertito. Erano anni che non vedevo questo spirito".
“C’è tanta qualità tra i giovani italiani, il problema è la solita storia del Decreto Crescita - ha proseguito Paolo Ghisoni nel suo intervento - L’ha capito Mancini con la provocazione di Pafundi e non saranno le uniche convocazioni di questo tipo, vedi anche un 2006 al Mondiale Under 20. È quella la generazione su cui dobbiamo puntare in futuro per un Mondiale Under 20, non i 2003. I 2003 devono essere già pronti, nemmeno per l’Under 21, quasi già per la Nazionale maggiore. È questa la provocazione di Mancini, in un momento nel quale teoricamente il calcio italiano è in difficoltà. Quindi Mancini dice: "Cosa faccio? Non vado sui giocatori esperti, rifondo e punto sui ragazzi. Sono rimasto qua per questa progettualità, però faccio come dico io. Non giocano nei club? Fa niente, io ci vedo dentro qualcosa". E mi spiace anche sottolineare questa cosa della catena, dove a volte si sorpassa a destra. Non c’è quel "modo di ragionare" da sistema: cioè creiamo un percorso che sia U20-U21-Nazionale. Sulle decisioni posso dire che non sempre mi trova d'accordo, vedi il caso di Retegui, che considero un giocatore assolutamente normale, al pari di Pinamonti e forse inferiore a Scamacca, però lui ci ha visto dentro qualcosa e l'ha convocato".
"Tornando al discorso sulla qualità dei nostri giovani, ribadisco: c'è tanta roba. In più, la cosa che fa ben sperare e che dovrebbe far riflettere: Matteo Prati, classe 2003, giocava nel Ravenna e poi ha avuto la fortuna di arrivare alla Spal e di trovare due allenatori, su tutti Daniele De Rossi, che gli ha potuto dare preziosi consigli, in quel ruolo dove ci ha costruito una grandissima carriera. Poi Matteo ha una testa particolare, in modo positivo, perchè è posato e diligente, e in pochi mesi ha compiuto grandi passi avanti. Se rimarrà in C l'anno prossimo? Non credo, secondo me Prati giocherà in una squadra di Serie B. Sono convinto che abbia bisogno di disputare una bella annata in B. Frattesi, ad esempio, per diventare quello che è adesso, ovvero uno dei centrocampisti italiani più forti, ha fatto prima diverse esperienze".
Sempre rimanendo sul tema "Giovani italiani", persiste il problema relativo al poco spazio concesso nel nostro campionato a questi ragazzi: "Vi dico: la vittoria dell’Europeo ha buttato nuovamente la polvere sotto il tappeto, perchè non siamo certamente rinati. "Calcio is back", è una campagna che fa ridere, perchè è vero: l’Italia ha tre finaliste in Europa, ma guardate quanti italiani giocano. Vi leggo questi numeri, recuperati da un articolo: "Risparmio sull’ingaggio dei giocatori del Milan in milioni di euro al lordo: Dest 4.9, Bakayoko 4.6, Vranckx 1.9, Ballo Toure 1.3, Adli 1. Sono giocatori che vengono pagati a queste cifre, ma chiedo: hanno una liceità di pertinenza nel campionato italiano? Perchè io sinceramente non l'ho vista. Il rapporto qualità-tempo giocato-prezzo, è veramente questo?”.
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