Qual è la vera Atalanta? La risposta, oggi, non è affatto semplice. Non lo è per i tifosi, non lo è per chi la osserva da fuori e forse, nemmeno per Ivan Juric. In dodici partite ufficiali, il tecnico croato ha presentato undici formazioni diverse, segno di una squadra ancora in costruzione, condizionata da infortuni, condizione fisica e rotazioni forzate. L’unica “fotocopia” risale a due mesi fa, con il bis tra Pisa e Parma. Poi, da lì in avanti, una costante alternanza che ha restituito un’Atalanta camaleontica, mutevole, a tratti brillante e in altri ancora alla ricerca della propria identità.

TRA EMERGENZA E TURNOVER – La radice del continuo cambiamento è chiara - prova ad analizzare L'Eco di Bergamo -: Juric ha dovuto fare i conti con le assenze di Scamacca, Kolasinac e Scalvini, le difficoltà fisiche di de Roon e l’iniziale ritardo di condizione di Ederson e Lookman, rientrati solo dopo il match di Bruges. Da allora, entrambi sono diventati colonne inamovibili.
In totale, 22 giocatori utilizzati, con soltanto quattro esclusi dal campo (Bakker e Kolasinac per infortunio, Sportiello e Rossi per ruolo). Persino i meno impiegati, Brescianini (164’) e Musah (167’), hanno avuto minutaggio significativo e si candidano ora a un ruolo più centrale, specie dopo lo stop del capitano olandese.

GLI INTOCCABILI – In mezzo a tanta rotazione, spiccano sette certezze: Carnesecchi, sempre titolare in dodici su dodici, e Pasalic, che ha iniziato tutte le undici partite in campo; poi Djimsiti, Hien, Ederson, Lookman e De Ketelaere.
Sono loro la spina dorsale della Dea, la base su cui Juric ha costruito la doppia anima della sua squadra: una prima fase di emergenza, più prudente e fisica, e una seconda fase – post Bruges – più tecnica e offensiva, grazie al rientro dei due top player.

NUOVI VOLTI E GERARCHIE FLUIDE – Le sorprese non sono mancate. Honest Ahanor, da esordiente, si è ritagliato uno spazio importante, cinque presenze da titolare nelle ultime sette, guadagnandosi la fiducia dell’allenatore. Discorso simile per Bernasconi, diventato presenza costante sulla fascia dopo un inizio ai margini. Sulle corsie esterne, la concorrenza tra Zappacosta, Bellanova, Zalewski e Bernasconi resta apertissima. In difesa, con il rientro imminente di Kolasinac e Scalvini, il pacchetto arretrato potrà finalmente tornare completo, dando più continuità e stabilità.

SCAMACCA L’ASSO DA RITROVARE – Davanti, invece, la vera variabile resta Gianluca Scamacca. Il centravanti romano, ancora lontano dalla miglior forma, è considerato il tassello chiave per ridare peso e profondità all’attacco. Fino ad allora, Juric continuerà a giocare d’anticipo, alternando soluzioni senza punte di ruolo e chiedendo ai suoi esterni di essere più incisivi.

L’IDENTITÀ IN DIVENIRE – A differenza del passato, quando Gasperini tendeva a limitare il turnover e affidarsi a un blocco stabile, Juric sta coinvolgendo quasi tutta la rosa. Un segno di pragmatismo ma anche di sperimentazione: la sensazione è che il tecnico voglia arrivare a dicembre con un gruppo più equilibrato, fisicamente pronto e tatticamente versatile.
L’Atalanta, per ora, è una squadra “work in progress”. Ma se la continuità nei risultati non è ancora arrivata, quella nella crescita è evidente. E chissà che a Udine, dopo undici versioni diverse, non si cominci finalmente a intravedere la vera Dea.

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Sezione: Primo Piano / Data: Gio 30 ottobre 2025 alle 09:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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