L'inverno del nostro calcio si preannuncia rigido, e non solo per le temperature. La mannaia dei controlli federali sta per abbattersi sul mercato di riparazione, trasformando i sogni di gloria di molti direttori sportivi in un brusco risveglio. Se a gennaio resterà in vigore l'indice di liquidità e indebitamento con la soglia dello 0.8, la fotografia attuale è impietosa per alcuni nobili decaduti. La Lazio di Lotito sembra destinata a restare immobile, con buona pace delle richieste tecniche, imprigionata in parametri che non perdonano. È il primo segnale che la ricreazione è finita: non basta più il nome o il blasone, servono i numeri. E in questo scenario, chi ha lavorato con lungimiranza come Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoa può guardare alla finestra invernale con la serenità di chi ha i compiti già fatti.

UN NAPOLI SOTTO OSSERVAZIONE – Tra le pieghe del report finanziario emerge, un po' a sorpresa, il nome del Napoli. Il club di Aurelio De Laurentiis, solitamente un modello di gestione, si trova in una zona grigia che richiede attenzione. Non siamo di fronte a un allarme rosso, sia chiaro: il patron azzurro ha tutte le leve finanziarie per sistemare la pratica – dagli aumenti di capitale ai finanziamenti soci – e garantire l'operatività. Tuttavia, il fatto che anche una società scudettata e storicamente sana debba fare i conti con la calcolatrice dimostra quanto l'asticella si sia alzata. La tranquillità che filtra da Castel Volturno è giustificata, ma serve muoversi con cautela.

L’APOCALISSE ESTIVA – Il vero terremoto, però, è programmato per il futuro prossimo. Da giugno, quando l'indice del costo del lavoro allargato scenderà alla soglia dello 0.7 (in linea con i diktat UEFA), lo scenario rischia di diventare drammatico. Le proiezioni attuali dipingono un quadro a tinte fosche: ben dieci società della massima serie, praticamente mezza Serie A, oggi non rientrerebbero nei nuovi parametri. Non ci sarà più la Covisoc a vigilare, ma la nuova commissione governativa, e il rischio di un blocco sistemico del mercato estivo è concreto. Sarà una selezione naturale darwiniana: sopravviverà non chi spende di più, ma chi spende meglio.

LA CARTA DEI GIOVANI – In questo tunnel buio, la Federazione ha acceso una piccola luce, che sa di incentivo strategico. I costi relativi agli Under 23 italiani saranno scorporati dal calcolo, una mossa politica chiara per spingere i club a investire sui vivai nostrani piuttosto che su costosi e spesso inutili stranieri di seconda fascia. È un assist clamoroso per chi, come l'Atalanta, ha fatto del settore giovanile il proprio core business da sempre. Mentre altri dovranno tagliare stipendi e svendere pezzi pregiati per rientrare nello 0.7, a Zingonia potranno continuare a fare quello che sanno fare meglio: lanciare talenti, creare valore e, soprattutto, restare competitivi senza ipotecare il futuro.

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Sezione: Calciomercato / Data: Gio 27 novembre 2025 alle 23:45
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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