Sull'edizione odierna del Corriere dello Sport intervista all'ex tecnico Gasperini. Si parla di Roma ma non manca il suo ricordo con la maglia della Dea. Ecco uno stralco dell'intervista:
Il primo incontro, su.
«Con la Roma? Con la proprietà... A Firenze».
Dodici mesi prima avevi avuto la stessa intuizione. E parlasti col Napoli.
«Sì, la vittoria dell’Europa League cambiò le cose. Fu l’impedimento. Ero convinto che avremmo potuto andare anche oltre con l’Atalanta, perché avevamo una squadra forte, risorse per poter puntare ancora più in alto. E invece l’ultimo anno è stato il più tribolato sul piano dei rapporti, ma ugualmente bello come risultati»
«Ero il più esposto, dell’Atalanta chi riconoscevi? La proprietà non ama esporsi, i dirigenti anche. Alla fi ne arrivavo io e trovavo un plotone d’esecuzione».
A Bergamo impiegasti poco tempo per far girare la squadra come desideravi. Oggi non riconosco ancora una formazione di Gasperini, vedo un gruppo che lotta, ha un’anima e cerca il risultato.
«Il calcio è cambiato, oggi è molto più difficile, ti devi adattare molto di più perché c’è un pressing esasperato che prima apparteneva a noi e adesso all’ottanta per cento delle squadre. E non è un caso che sia cambiata anche la mentalità in Italia. Tutti investono sull’attacco. La Juventus ha tre attaccanti fortissimi ed è andata a comprarne altri tre, il Napoli ha preso Lucca, Hojlund, Lang. L’Inter ha quattro punte di primo livello e ha speso in quel settore. Il Milan ha preso attaccanti, la Fiorentina pure, l’Atalanta Sulemana e Krstovic. Prima tutti acquistavano difensori. Nel costruire la squadra si partiva dalla difesa, poi i centrocampisti e se avanzava qualcosa la punta. O le punte. Su questo aspetto c’è stata una discussione per anni con l’Atalanta e quando han preso Zapata siamo andati in Champions. Con Muriel ci siamo tornati, quindi abbiamo puntato su De Ketelaere e Scamacca e abbiamo vinto l’Europa League. Quando hai gli attaccanti forti ti diverti, anche questo è probabilmente un segnale che il calcio è cambiato. È un calcio più diffi cile, magari meno bello. Se guardi all’estero la tendenza è ancora più esasperata. Solo nell’ultima sessione hanno speso centinaia di milioni per dotarsi di centravanti forti».
Autore: Daniele Luongo
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