Ricordi che raccontano storie, come quella di Alberto Almici, giovane difensore classe ‘93 della Virtus Lanciano. Nella gambe tutta la freschezza dei vent’anni, giovane -sì- ma con le idee chiare. Per il suo allenatore Gautieri è già una certezza, non una sorpresa, un po’ come il suo Lanciano: 44 presenze alla seconda stagione in B, tutte (o quasi) da titolare. Uno scatto da bambino ci racconta la sua infanzia, con tanto di casco, mascherina e pettorina: “Il mio sogno era sfondare nello sci – ci racconta Almici – quindi il calcio veniva in secondo piano. Gareggiavo molto e ho avuto anche dei successi importanti”. Piedi buoni, insomma, quanto basta per passare dagli scarponi ai tacchetti. A otto anni l’Atalanta lo nota e lo convoca per un provino: “Ricordo quel giorno. La mattina avevo vinto una gara al Passo del Tonale. Neanche il tempo di aspettare le premiazioni e mio padre mi accompagnò al campo militare di Bergamo, vicino allo stadio. Feci il provino e subito dopo ci dissero di tenerci impegnati con loro, perché c’era anche l’interesse del Brescia. Fu mio padre a decidere per l’Atalanta, ancora oggi lo ringrazio”. Da Pisogne, il suo paese in provincia di Brescia, a Bergamo di strada ne ha fatta, fino a 16 anni, quando scelse di trasferirsi in collegio: “Il ricordo più divertente risale a una notte in cui – verso l’una – suonammo le campane del collegio. Svegliammo tutti e il giorno dopo fummo severemente sgridati”. Un ricordo indelebile, di sicuro lo scherzo più riuscito di tutta la sua vita: “Qualche giorno dopo mister Fabio Gallo – a cui devo tanto e che ha cambiato il corso della mia carriera – mi prese da parte e mi disse che il vicepresidente voleva parlarmi. Avevo una gran paura, il cuore batteva a tremila. Quando sono salito in sede mi aspettavo chissà cosa e invece mi stavano offrendo il primo contratto. Fu una grande soddisfazione, avevo promesso a mia madre che se fosse accaduto le avrei regalato gli sci. Appena finito l’incontro, chiamai la mamma e dissi: “Dai che domani andiamo a comprarli!”. Una svolta decisiva, lo start giusto per uno slalom perfetto, dagli Allievi Nazionali alla Primavera: “Ero l’unico ’93 che giocava in squadra. Feci una buona stagione e un ottimo Viareggio, nonostante il rigore sbagliato in semifinale contro l’Inter”. Un rigore sbagliato in una giornata strana, di quelle che non ti aspetti, in cui può saltare anche un piccolo segreto: “A un certo punto, ho avuto i crampi e abbassando il calzettone mi si è scoperto un tatuaggio che avevo tenuto nascosto. I miei si sono arrabbiati da morire e mi hanno costretto a stare due settimane in collegio”. Un tatoo dedicato a una frase di Eminem: “Tu puoi fare tutto quello che ti metti in testa”. E così ha fatto, approdando l’anno dopo a Gubbio, in serie B: “Era il primo anno che uscivo a giocare in categorie importanti. L’ambiente non era compatto e da giovane ne ho sofferto, perché un errore viene messo subito in evidenza. La partita più importante col Gubbio è stata contro la mia Atalanta in Coppa Italia: abbiamo vinto 4-3. Una delle più grandi emozioni di sempre”. La scorsa estate, Almici prolunga con l’Atalanta fino al 2016. E va in prestito a Lanciano insieme a Minotti. “Il direttore Marino è molto legato a Carmine Gautieri. Ma appena ho sentito la parola Lanciano mi sono un po’ spaventato a dir la verità, non mi piace stare lontano da casa. Il primo viaggio, invece, me lo ricordo benissimo. Dopo 8 ore, ero sfinito, con una fame da lupi e ordino carbonara e filetto: proibito, questione di dieta . Meglio una zuppa di farro. Una volta arrivato in camera, mi viene incontro il magazziniere con un taglio strano: in pratica gli avevano sbagliato la rasatura. Mi ha chiesto un rasoio e, dopo neanche mezz’ora, glieli abbiamo tagliati io e Minotti. Non mi aspettavo insomma di ambientarmi così bene”. E come tutti i giovani anche lui ha un sogno nel cassetto: “La mia aspirazione è giocare con l’Atalanta. Bergamo ormai è la mia città, ho il cuore nerazzurro”. Chiuse in un cassetto ci sono anche tutte le magliette di Cristiano Doni, gioia e delusione di tanti tifosi della Dea. Ma c’è un nome su tutti, che per Almici vuol dire tanto: “Gianpaolo Bellini. Mi piacerebbe tanto fare la carriera che ha fatto lui e che, in fondo, un po’ mi assomiglia”. Il tempo libero lo dedica alla sua amata Sophia, un dolcissimo boxer che ha preso un anno fa. E gioca alla play, a calcio e non solo. Momenti di vita racchiusi in una foto, album mezzi vuoti, ancora da riempire. Magari presto con l’esordio in serie A…
Autore: TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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